Rispetto per l'Avellino: non è né una bicicletta né un pallone

Si dilatano i tempi per la fideiussione, botteghini chiusi: può bastare che il pallone rotoli?

Avellino.  

Ben più che un semplice “inghippo per le ferie agostane degli uffici assicurativi”, come aveva rassicurato la scorsa domenica, contattato telefonicamente da Ottopagine.it e 696 TV, Claudio Mauriello motivando il ritardo nei tesseramenti del difensore Illanes e dei centrocampisti De Marco e Karic, oltre a quello dell'ultimo arrivato, in ordine cronologico, il trequartista Stojkovic. Il soggetto della discussione, la mancata produzione della seconda ed indispensabile fideiussione, necessaria dopo aver sforato la copertura garantita dalla prima sottoscritta. Fonti interne alla Sidigas smentiscono lo stesso presidente restituendo un quadro ben più allarmante: le difficoltà per trovare un interlocutore disposto a concedere la polizza sarebbero enormi ed è perfino superfluo sottolinearne il motivo dopo la bufera economica e giudiziaria che si è abbattuta sull'azienda. Un po' come chiedere un'assicurazione sulla salute presentandosi già ammalati allo sportello.

Morale della favola, a meno di clamorosi colpi di scena o svolte utili a risolvere l'impasse, nemmeno domani dovrebbe essere il giorno buono per presentare a mano, a Firenze, nella sede della Lega Pro, la documentazione necessaria per sbloccare il mercato, mentre si avvicina la chiusura della finestra per le trattative estive: dopo il 2 settembre, sempre e solo in caso del possesso di una nuova garanzia o del sostegno di uno o più sponsor (altra incongruenza, non c'è traccia dei due, chiacchieratissimi, da 600mila euro, ndr), si potrà pescare unicamente dagli svincolati (come accaduto, d'altra parte, praticamente sempre finora, ndr). Facile intuire, se così fosse, che bisognerebbe accontentarsi degli scarti delle altre squadre. 

Non basta? Ecco un paradosso: la campagna abbonamenti è ferma al palo in attesa di una preannunciata comunicazione sulla riapertura dei botteghini, che non è, però, mai arrivata. Eppure, è lapalissiano: servirebbe, come il pane, ulteriore liquidità. Il motivo dello stop? Non è dato sapere. Anzi, sì: rivolgersi ai responsabili della biglietteria. E, allora, forse non è complicato capire perché i box dovrebbero restare chiusi fino a venerdì.

Uno scenario desolante, ma non sorprendente, nonostante, nel momento in cui si è ricordato che si navigasse pericolosamente a vista, in tanti hanno manifestato disappunto: d'altronde era iniziata la Coppa Italia di Serie C ed un pareggio e una vittoria erano bastati per invocare di lasciar rotolare la palla in santa pace; che poi lo stesse e lo stia facendo in direzione di un burrone, nessun problema, salvo poi recriminare appena lo stesso si è palesato all'orizzonte che nessuno lo avrebbe segnalato con forza e veemenza.

È ora di guardare dritto in faccia, negli occhi, alla realtà. Il futuro contava e conta più del campo, adesso più che mai, con l'auspicio che il sindaco Festa riprenda il suo ruolo di vigilanza, mediazione e mediatore con possibili nuovi acquirenti, dopo essersi parzialmente eclissato in seguito al “no” all'offerta di D'Agostino, che il primo cittadino aveva accolto e annunciato con entusiasmo, e che la proprietà prenda, se non lo ha già fatto, quanto prima coscienza dei suoi reali margini di operatività: svolti, ma davvero, se è nelle condizioni di farlo o dichiari pubblicamente tutte le sue difficoltà, una volta per tutte, con chiarezza estrema, senza tatticismi e ricorso a portavoce; facendo fronte comune per l'unica cosa che conta: salvare l'Avellino.

Le prime scadenze sono in arrivo, la macchina è tornata a ingolfarsi dopo il primo kilometro di un lungo viaggio, e la storia dell'Avellino non è né una bicicletta che “l'avete voluta e allora pedalate”, né tantomeno un pallone che “l'ho portato io e gioco io”. C'è poco da scherzare o personalizzare. Più di duemila abbonati e gli oltre cinquemila tifosi presenti sugli spalti del “Partenio-Lombardi” meritano, repetita iuvant, onestà e trasparenza.