Avellino razzista, accusa choc del sindaco. La città insorge

Foti contro tutti. Soprattutto i cittadini: «Trattate gli immigrati come invisibili».

La reazione: dimettiti, sei inadeguato. L'assessore Cillo nei giorni scorsi aveva dichiarato: minacce di morte a chi vuole ospitare profughi.

Avellino.  

di Luciano Trapanese

Se un sindaco dice che la città da lui amministrata «è razzista», la questione è seria. Perché dal suo speciale osservatorio può rivelare una verità scomoda. O, al contrario, sta denigrando i suoi concittadini. Tutti (e le reazioni sono nel video in alto).

La dichiarazione è di Paolo Foti, sindaco di Avellino. Una frase sconcertante. Non si è limitato a dire, che la città non è accogliente, non è solidale, e trasforma – come ha affermato - «gli immigrati sono invisibili». No, ha detto anche e soprattutto «razzista». Che quindi discrimina in base al colore della pelle. Le reazioni alle frasi riportate dal collega Luigi Basile sulle pagine del “Mattino”, non si sono fatte attendere. Ma del resto, avevano già suscitato polemiche quelle rilasciate – nella stessa sede – a OttoChannel: «La mia carica è temporanea, l'idiozia è permanente». E quell'accusa di idiozia è caduta a pioggia su quanti lo criticano per le sue scelte amministrative. Evidentemente, cittadini compresi.

Le vacanze ad Acciaroli hanno ricaricato Foti. Un po' troppo. E se per mesi ha incassato senza reagire ora ha deciso di non temersi più nulla. Ma con il rischio opposto: di farla fuori dal vaso. Come è puntualmente accaduto.

Definire razzista una intera città (che di fatto non ha consentito a un gruppo di migranti di essere ospiti al Rubilli), è una presa di posizione estrema. Che certo, sommata alle dichiarazioni rilasciate il giorno prima da Marco Cillo, assessore del comune di Avellino, restituiscono un clima davvero pesante rispetto agli immigrati e all'accoglienza. Ma forse il razzismo è un'altra cosa.

Cosa aveva detto Cillo? Una frase che dovrebbe interessare – riteniamo – anche la procura della Repubblica. Alcuni avellinesi, disposti ad ospitare migranti, sarebbero stati minacciati di morte.

Un fatto grave, sicuramente. Ma basta per giustificare l'accusa di Foti all'intera cittadinanza? Vi sentite davvero razzisti?

Non avrebbe fatto meglio il primo cittadino a puntare il dito su una politica dell'accoglienza fallimentare, con il governo assente, senza una strategia sul territorio, senza nessuna garanzia, affidata a prefetti, sindaci e qualche discutibile coop? E' chiaro che una questione così epocale, sommata a crisi economica e terrorismo, non può che suscitare almeno diffidenza anche nelle menti più aperte e disponibili all'altro. E allora, un buon sindaco avrebbe dovuto dialogare con una cittadinanza restìa all'accoglienza, valutarne le motivazioni, trovare delle soluzioni condivise, rassicurare. Niente. Il sindaco ha preferito salire sul pulpito e lanciare strali contro tutti gli avellinesi, definendoli, senza distinzione, «razzisti».

E' più di una caduta di stile. E' un segno di impotenza. Forse – aggiungiamo – di inconsapevole inadeguatezza. E' un sindaco, e non parla davanti a un bar. E' il rappresentante della città, ha un ruolo di prestigio, e se dice delle cose, deve aver la contezza esatta di quello che esprime. E, nel caso, ci sembrerebbe almeno inopportuno continuare a rivestire la massima carica istituzionale di una comunità razzista. Roba da dimissioni immediate.

Non accadrà naturalmente. Come in passato. Ma questa volta è peggio. Non siamo alle solite, noiose, vacue e inutili schermaglie politiche. E neppure di fronte alla disastrosa situazione del capoluogo (che ha tanti padri – soprattutto molti di quelli che ambiscono alla stessa poltrona – non solo Foti). Qui siamo oltre. E' un'accusa offensiva sputata in faccia a tutti gli avellinesi.