Crolla il Pd. Se i rottamatori sono Mastella e De Mita ...

Zero alternative, e allora gli elettori premiano i radicamenti del passato

I progetti passano in secondo piano, ha trionfato il rigetto verso un partito che non ha incarnato le esigenze dei territori

Avellino.  

Campania, scacco matto al Pd. Con la vittoria di Clemente Mastella sul Del Vecchio si è concretizzato quanto già intuito nel primo turno delle amministrative, il fallimento del partito democratico in Campania. Il caso più emblematico resta certamente quello di Napoli, dove la sconfitta senza appello di Veronica Valente, ha di fatto confermato quanto si sapeva da mesi, la mancanza di un candidato di spessore (alternativa esauritasi con la bocciatura di Bassolino) e l'incapacità del partito di coagulare intorno ad un personaggio di carisma l'opposizione a De Magistris.

Anche il risultato di Benevento deve far riflettere. Il trionfo di Mastella ha infatti una doppia lettura: da un lato la sconfitta del sottosegretario alle infrastrutture del governo Renzi, Umberto Basso De Caro, che sosteneva proprio del Vecchio e incassa di fatto il secondo smacco dopo quello di Paolo Ricci che, perdendo la sindacatura di San Giorgio del Sannio, ha dovuto rinunciare anche alla presidenza della provincia. L'altro dato emblematico è la scelta da parte del popolo beneventano di Mastella.

Di fronte alla deriva della fiducia che i territori hanno verso il partito democratico locale, gli elettori premiano il radicamento anche quando questo si identifica con un modo di far politica piuttosto datato. Intorno a Mastella si sono stretti persino i voti dei cinquestelle, largamente influenzati dall'astio verso il pd.

In Irpinia il partito democratico si è disintegrato fagocitato dall'asse De Mita-D'Amelio che dopo aver vinto anche la battaglia sugli enti, ha finito per affermarsi con vigore nelle contese totali. Anche qui l'inversione di tendenza che boccia il pd, è in realtà una contorsione fisiologica di fronte ad una deriva politica, in primo luogo di fiducia, che spinge gli elettori a brancolare in un buio di proposte. Uno stato di cose che finisce per premiare antichi riferimenti come il sindaco di Nusco.

Caserta, si conferma di fatto l'unica conquista del partito democratico. Una vittoria ampiamente pronosticata, che non riscatta però la serie di sconfitte raccolte nelle arene calde della regione Campania. Come dicemmo già in una precedente analisi, l'unica vera resistenza dimostrata dal Pd, è quella del governatore della Regione Campania De Luca che, con la vittoria bulgara di Enzo Napoli ha sancito, una volta ancora, il peso del suo carisma.

Ora che il quadro è chiaro, Renzi deve correre ai ripari se davvero vuole riprendersi la Campania. In vista anche degli altri risultati registrati a Roma e Torino, che hanno visto il Pd uscire pesantemente sconfitto. Oltre il commissariamento è necessario infatti dare delle direttrici per guardare al futuro che, se da un lato non può prescindere da De Luca, dall'altro deve andare oltre. Capire il territorio e dallo stesso ripartire. Ascoltare le esigenze dei singoli contesti territoriali che hanno bisogno di risposte concrete e che non possono limitarsi ad essere vittima di una guerra di bandierine.

Il risultato che abbiamo osservato è infatti in primo luogo l'esito di una politica delle poltrone più che del bisogno. I cittadini sono stanchi e l'hanno dimostrato con una votazione in controtendenza e con lo stesso astensionismo. Facendo però di fatto, in un gioco del paradosso, di quelli che un tempo furono i rottamati, degli inaspettati quanto improbabili rottamatori.

Andrea Fantucchio