Avellino è il Vietnam. L'Irpinia di Gambacorta

Il presidente della provincia parla di presente e futuro

Basta sperperare i fondi, si capisca cos'è l'area vasta e che ci aspetta ora.

Avellino.  

“Da troppi anni, ad Avellino, in consiglio comunale regna una situazione da Vietnam, con le guerre intestine che finiscono per occupare la testa degli amministratori più delle esigenze reali della città. Pregiudicando la funzione che il capoluogo deve svolgere per l'Irpinia”. Dure parole, quelle del presidente della Provincia, Domenico Gambacorta, intervenuto nel convegno sull'Area Vasta e sviluppo del territorio, organizzato da Ottomedia con l'associazione Lumina.

“Con la sparizione delle province – continua Gambacorta - il termine transitorio per indicare l'ente è proprio aria vasta. Un concetto che negli anni si è svuotato spesso di senso. O meglio, troppe cose sono state dette, senza che passasse il messaggio reale. Quello dello sviluppo del territorio che in Irpinia deve includere quattro direttrici fondamentali: l'incentivazione della ricerca, penso al Biogem o all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Grottaminarda che vanno sostenuti e non dimenticati come spesso capita, le infrastrutture strategiche nella rivitalizzazione delle aree interne, le industrie che non possono limitarsi a quelle locali ma devono far rete con le altre realtà del meridione, le attività del comparto agroalimentare e quello del turismo che hanno bisogno di una vigorosa svolta”.

Gambacorta scende nel dettaglio, parlando dell'abbandono progressivo subito dall'Irpinia. A pesare, più dei fondi europei destinati ai progetti, è l'assenza dei soldi per la manutenzione ordinaria: casi come l'Enel e l'Anas sono emblematici. L'assenza dei loro interventi ha pregiudicato in modo massiccio l'assetto infrastrutturale dell'Irpinia. Le conseguenze le commentiamo da anni: isolamento delle zone interne su tutte. Per invertire il trend, però, non ci si può trincerare nel proprio orticello o ricorrere alla strumentalizzazione di concetti come l'area vasta solo quando c'è da raccogliere fondi che poi vengono sperperati in centinaia di micro-interventi che non incidono minimamente sullo sviluppo dell'Irpinia. Questione affrontata durante il convegno dallo stesso sindaco di Montoro, Mario Bianchino, che con un vibrante intervento si è scagliato contro l'iper-localismo che nel tempo ha strozzato i progetti più virtuosi.

“In primo luogo – ha spiegato Bianchino – bisogna stabilire in modo univoco e chiaro, una volta per tutte, quali sono gli asset di sviluppo che immaginiamo per il territorio. Partendo da quello che abbiamo. Non dobbiamo scimmiottare nessuno, tantomeno Napoli o Salerno. Dobbiamo concentrarci sulle nostre potenzialità e poi pensare come integrarle in un discorso complessivo che inglobi anche le altre province”.

Confindustria, attraverso le parole del vicepresidente Andrea Giorgio, è dello stesso parere: “Solo esaltando le specificità che ci contraddistinguono è possibile inserirsi con efficacia nel contesto globale sperando di contare qualcosa. L'irpinia, su un mappamondo, geograficamente può rappresentare un condominio, ma se riesce a contestualizzarsi come distretto territoriale dell'aria salubre e dell'agroalimentare d'eccellenza, per citare due punti di forza, può sperare di emergere. E poi divenire appetibile anche per gli investitori esterni al territorio”.

Un messaggio chiaro, dunque, i confini territoriali tradizionali sono svaniti. Il mondo si muove da tempo in questa direzione, e l'Irpinia deve farsi trovare pronta. Seguendo due binari fondamentali: in primo luogo l'investimento su quelle risorse che la caratterizzano. E quindi settore agroalimentare, sviluppo e tutela delle risorse naturalistiche che per essere valorizzate a pieno necessitano di una cornice infrastrutturale di prim'ordine, incremento della ricerca soprattutto nell'utilizzo delle energie rinnovabili delle quali questa provincia è ricchissima e sulle quali il mondo ha deciso di puntare, anche simbolicamente con l'accordo di Parigi che ha sancito il passaggio dall'economia tradizionale, incentrata sui combustibili fossili, a quella green. Per far ciò è pero necessario abbattere i campanilismi, e ricercare un'identità che può venir fuori solo da un piano di sviluppo univoco che riassuma tutte le specificità dei protagonisti coinvolti. Poi c'è tutto un discorso più ampio che non dipende solo dall'Irpinia, quello di una visione complessiva che passa dalla realizzazione di un distretto territoriale che ingloba tutti i capoluoghi di provincia della Campania.

E dipende in larga parte da quanto incidente saprà essere il piano di sviluppo siglato recentemente dal Governatore De Luca e dal premier Renzi. Con particolare attenzione ai collegamenti: Alta Velocità e Alta Capacità che rappresentano le arterie fondamentali che devono irrorare questo nuovo modo di intendere il territorio. Mentre poi c'è tutta un'impalcatura non così visibile, ma altrettanto imprescindibile, che è quella dei collegamenti telematici.

Nei quali è inclusa sia la banda ultra-larga, e quindi il contenitore, sia l'informazione che rappresenta uno dei contenuti imprescindibili. Proprio i mass media giocheranno un ruolo fondamentale in questo processo di sviluppo che rappresenta una sfida da vincere a tutti i costi. Gli apparati di informazione (parlare di soli siti o tv è riduttivo) hanno il dovere verso chi ne usufruisce, di aggiornarsi costantemente e confrontarsi con quanto accade nel mondo, senza però rinunciare a rappresentare le realtà locali nelle quali negli anni, seppur con aspetti differenti (si pensi ai giornali) si sono radicate.

Questa sfida riguarda lo sviluppo in ogni suo aspetto, si vince tutti insieme, o si perde tutti.

Andrea Fantucchio