Fra 6 mesi si voterà per il rinnovo dell’Amministrazione comunale di Avellino. Mi aspettavo che le forze politiche parlassero delle cose da fare per fare uscire Avellino dallo stato comatoso, sia economico che sociale. Invece, si parla solo di candidati sindaci e di probabili alleanze.
Nessun riferimento ai problemi della Città. Forse, non li conoscono o pensano che diventare Sindaco significhi solo andare “appriess’ ‘a processione”, con la fascia tricolore.
Mentre nella Prima Repubblica, nelle sezioni di Partito, si discuteva di ciò che bisognava proporre agli elettori per avere il loro consenso, adesso si parla di campo largo, di destra e di sinistra, parole diventate mantelli per coprire teste vuote. Sfido a trovare proposte assimilabili al significato che le due parole avevano nel passato.
La politica è una medicina per curare i problemi della società e i politici dovrebbero essere “medici sociali”, quindi conoscitori delle malattie di tutti le componenti del corpo sociale. Chi aspira ad amministrare una comunità deve dimostrare di avere programma e proposte per sanare le malattie sociali. I problemi di Avellino non sono quelli dell’epoca in cui la popolazione aumentava, si aprivano esercizi commerciali, arrivavano milioni del dopo terremoto e la città attraeva.
Nessuno fa riferimento a un dato allarmante: nel 2017, la popolazione era di 54.561, mentre all’1.7.23 è scesa a 52.136 abitanti. In meno di 6 anni una diminuzione di 2.425 unità. E’ facile immaginare il valore della consequenziale diminuzione del Pil comunale. Il continuo aumento delle saracinesche abbassate e la minacciata riduzione delle Scuole dimostrano che il calo demografico continua. Aumentano gli appartamenti in vendita e quelli da fittare. La mancanza di possibilità occupazionali e il peggioramento della qualità della vita, spingono i giovani ad emigrare, fenomeno che lascia intravedere la morte sociale di Avellino.
A queste negatività, se ne stanno aggiungendo altre, come cattiva sanità pubblica, furti, suicidi, ferimenti tra giovani e bullismo. La riduzione subita dall’apparato industriale nei comuni della provincia ha avuto conseguenze negative anche sulla città. Da quanto innanzi, si intuiscono le difficoltà a capire cosa fare. Infatti, gli innumerevoli convegni, aventi come oggetto lo sviluppo delle Zone Interne, hanno prodotto poco o niente. La buona volontà degli organizzatori non è stata mai supportata da relatori conoscitori delle problematiche dello sviluppo.
Nella prima Repubblica, nei Partiti c’erano commissioni, ognuna delle quali si interessava di un aspetto della società: Enti locali, Urbanistica, Agricoltura, Trasporti, ecc… Spesso, con la mente vado a quando, da componente dell’Esecutivo regionale del PSI, presiedevo la Commissione Agricoltura, della quale faceva parte anche il Prof. Gilberto Marselli, collaboratore di Manlio Rossi Doria. Adesso, che ci sarebbe più bisogno di impegno riformista, c’è il nulla. Gli amministratori, inoltre, dovrebbero controllare la qualità dei servizi di cui i cittadini usufruiscono, come sanità, poste, banche, trasporti, e scuole. Perciò, per bene amministrare ci vorrebbero persone con un provato impegno sociale e conoscenza dei problemi da risolvere. Basta con candidati senza storia politica e con tecnici abituati a corteggiare il potere. Formica affermava che i tecnici devono essere utilizzati dalla politica, guai a dar loro cariche politiche o amministrative.
Speriamo che le feste illuminino le menti, oltre che il Corso di Avellino.