Quell'anno del boom degli arrivi a Montevergine

Attualmente non ci sono strumenti finanziari finalizzati allo sviluppo

quell anno del boom degli arrivi a montevergine
Avellino.  

Una persona normale pensa che in prossimità di elezioni per il rinnovo del consiglio di un Ente Locale, le forze politiche in campo facciano conoscere i loro programmi e chi ha amministrato faccia conoscere i miglioramenti economici, civili e sociali apportati alla sua Comunità.

Fra un anno, si dovrà votare per il rinnovo del Consiglio comunale di Avellino e, probabilmente, per quello provinciale, se sarà cambiato il sistema elettorale attuale, furbesco e dannoso. Nei giorni scorsi, abbiamo registrato avvenimenti, che, se valutati in modo opportuno, potrebbero consigliare iniziative e progetti utili allo sviluppo. Un mio amico mi ha detto che nel suo Paese, che conta intorno ai 4.000 abitanti, in occasione della ricorrenza del Santo Protettore, i Nuscani sono diventati più di 7.000.

Avellino, in occasione di alcune manifestazioni canore e sportive, è stata invasa da migliaia di forestieri. L’anno, però, è di 365 giorni e i benefici di una settimana diventano trascurabili, se rapportati all’anno. Da Presidente della Comunità Montana del Partenio, nel giro di tre anni, 1982-1985,grazie alle iniziative svolte durante l’intero anno, i visitatori di Montevergine passarono da 800.000 ai 2.350.000.

Ogni tanto, ricordo i ringraziamenti ricevuti dall’ Abate Gubitosi. Nel corso degli anni, ho conosciuto persone che hanno organizzato eventi dalla forte capacità attrattiva. Come non ricordare “l’estate di San Martino V.C, le Fiere di Calitri, Venticano e Montefredane, le Sagre della castagna di Summonte, Montella e Cervinara, le iniziative del Gabbiano di Grottolella, le Gare di Canottaggio sul lago di Conza, le rappresentazioni teatrali di Avella.

Inoltre, i Carri di Mirabella, di Fontanarosa e di Gesualdo, le Sacre Spine di Ariano, il Palio dell’Anguria di Altavilla e quello della Botte di Avellino. Nel 2006, cercai, senza riuscirci di armonizzare tutti i beni culturali irpini, al fine di farli diventare un motore di sviluppo del territorio. Purtroppo, prevalse la miopia dei miei colleghi Assessori Provinciali.

La ristrettezza mentale di molti amministratori, da me conosciuti, dipende dal pensare solo ai propri interessi. Anche gli sforzi di alcune televisioni locali e di alcuni periodici, come Nuovo Meridionalismo, non hanno trovato eletti disposti a recepire suggerimenti e proposte. Nella prima Repubblica si potevano sfruttare strumenti e fondi, come la Cassa per il Mezzogiorno, il Piano Verde, i Fondi per il dopo terremoto, la Legge per l’occupazione giovanile, il Finanziamento per Attrattori turistici, i Fondi per i poli di sviluppo, ecc.

Attualmente non ci sono strumenti finanziari finalizzati allo sviluppo. Nel Pnrr, al di là dei fiumi di parole, dai progetti noti, si deduce la presenza di una volontà per colmare alcune lacune nei servizi sociali e nell’istruzione. Non c’è niente per lo sviluppo del nostro territorio.

La Piattaforma logistica, se sarà realizzata, utilizzerà l’Irpinia, ma non aiuterà il suo sviluppo. Non si prevede l’utilizzo delle terre incolte, la valorizzazione delle risorse artistiche, dei beni culturali e delle risorse naturali.

Addirittura, queste ultime sono state trasferite, come l’acqua, gratuitamente a quelli, che dovevano essere nostri clienti. Speriamo che, tra i tanti aspiranti amministratori, ci sia qualcuno che senta l’esigenza di predisporre un programma e che gli elettori diano fiducia a persone degne, che chiedono il voto spinte solo dal desiderio di aiutare il territorio.