Adeguare la politica ai problemi

Capire la differenza tra l’apparenza e la sostanza e tra la ricchezza morale e quella consumistica

adeguare la politica ai problemi
Avellino.  

La discussione con un professionista in pensione, grande lettore e tipico cultore della Magna Grecia, ha provocato due effetti: il tentativo di uccidere la fiducia nella politica e la ricerca di un ragionamento efficace per far rinsavire i delusi, i rassegnati e i monovalenti. Il primo effetto non è riuscito, grazie ai valori e agli ideali, che mi hanno dato gli orientamenti per la vita, mentre il secondo ha rafforzato l’esigenza di aumentare l’impegno.

Con il tempo ho capito la differenza tra l’apparenza e la sostanza e tra la ricchezza morale e quella consumistica. Questa non fa raggiungere mai la serenità e spinge verso il nulla. Quando sento paragoni tra l’azione politica attuale e quella della Prima Repubblica, noto l’assenza del riferimento alle cause e l’agitarsi nel labirinto della superficialità, dal quale si esce frastornati. Secondo me, la situazione attuale è la conclusione di un processo ideato e guidato da quelle forze, che consideravano i valori nobili loro nemici e i Partiti strumenti, per ostacolare il loro procedere verso il dominio delle società. Purtroppo, le forze egoistiche hanno trovato più alleati che nemici.

Adesso, nessuna forza politica, nella propria ragione sociale ha inserita una parola, che richiami valori, come liberale, cristiano o socialista. La storia dimostra che un movimento sociale o politico quando non utilizza la forza dei valori, come materia per organizzare consensi, fa ricorso ai poteri economici o alle sette, laiche o religiose. Se nessuna forza politica ha una visione totale della società futura, ciò è conseguenza del fatto ogni gruppo, padrone di una sigla, persegue gli interessi dei soci della setta, che l’ha creato. Una volta, si confrontavano due tendenze, “Libertà senza uguaglianza e Eguaglianza senza libertà”.

Poi, le trasformazioni economiche e i rapporti internazionali spinsero verso organizzazioni politiche con una propria personalità e con una visione chiara della società. La caratteristica delle economie nazionali spingeva verso posizioni politiche chiare e ogni partito, in una logica di solidarietà nazionale, si faceva portavoce delle esigenze di gruppi sociali,come imprenditori, agricoltori, lavoratori, commercianti, artigiani, ecc.

I Congressi ed i convegni servivano a tenere vivo l’interesse per i problemi della società e ad essere in sintonia con gli umori del popolo. Adesso, la democrazia si è ammalata, l’economia non si lascia guidare dalla politica, anche per il basso livello culturale della sua classe dirigente. Le vicende degli ultimi anni, hanno confermato che gli Ordini Professionali, che si comportano come Corporazioni, contano più delle forze politiche, tanto da dare l’impressione di vivere sotto una Dittatura delle Corporazioni.

A questo punto, a Napoli di direbbe: E allora? Bisogna puntare a far rinascere forze politiche con valori utili a frenare il processo in atto, caratterizzato dall’aumento dei poveri, dalla crescita dell’odio tra le persone, dall’essiccamento dei sentimenti, dalla riduzione del sentimento religioso e dall’aumento dell’odio sociale, con le conseguenze di cui, ogni giorno, leggiamo.

Le 6 missioni del Pnrr non vanno viste solo come giustificazioni per avere fondi da investire, ma soprattutto come bussole per disinquinare il mondo, per ridurre il consumo delle fonti energetiche, per far rinascere i nobili sentimenti, per eliminare tutto ciò che artificialmente serve a creare serenità e desiderio, per non invocare l’incremento della popolazione ( prima causa delle negatività ambientali), e per tornare a stili di vita rispettosi della natura e del nostro pianeta.

Perciò, l’impegno l’impegno politico deve rinascere e tendere a prevenire le negatività.