E’ con sincero dispiacere che comunico che da oggi non faccio più parte della lega
Lascio la Lega ora perché non cerco (e non ho mai cercato) posti, candidature, nomine, o vantaggi di alcun tipo. Le ragioni di questa mia decisione sono molteplici e solo la loro somma mi ha portato ad assumere tale determinazione.
Nella Lega ho trovato una calorosa accoglienza: a Roma vi è un bel gruppo unito, sorretto da un sincero afflato politico e di servizio. Queste doti, assieme alla dichiarata volontà di guardare all’elettorato moderato, mi indussero a ritenere l'approdo alla Lega l’unica scelta possibile dopo il disastroso rapporto consumatosi con i 5S.
Devo però notare con rammarico che la lungimiranza dell’intuizione politica non è stata sorretta da scelte capaci di guidare, con un adeguato contenuto, il perseguimento degli obiettivi. Le posizioni sui vaccini e sulla guerra mi sono apparse insufficienti a convincere l’elettorato di centro; la linea ondivaga assunta in tema di sanità pubblica ha generato confusione negli iscritti e disorientamento nei quadri dirigenti. In ordine ai vaccini, l’indirizzo politico è rimasto di fatto paralizzato tra la rivendicata libertà vaccinale da un lato e il voto, comunque dato, ai decreti sul Green pass (un vero e proprio orrore giuridico). Sarebbe stata più coerente e politicamente sostenibile – dovendo collaborare col PD per ottenere qualcosa di meglio di ciò che abbiamo dato agli italiani – una proposta di mediazione: ad esempio un obbligo vaccinale a partire da una certa età assistito solo da sanzione pecuniaria crescente, senza incidere sui diritti costituzionali; di certo non quanto desiderato dalla Lega, ma comunque una mediazione tra due posizioni altrimenti incoerenti. E’ un esempio, ma vale e a dire che tra la rivendicata libertà vaccinale e la rassegnata accettazione delle posizioni del PD andava inserita come un cuneo una proposta ispirata, appunto, a valori moderati capaci di convincere l’elettore moderato.
In ordine alla drammatica vicenda dell’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina non posso non dissentire con forza circa il rifiuto della Lega ad accogliere nella NATO Svezia e Finlandia: tale affermazione vuol dire accettare la pura legge del più forte, o semmai, in questo caso, del più prepotente. Rifiuto o posticipazione che sia è stata poi vanificata dallo stesso leader russo che ha ragionevolmente – almeno in questa occasione – chiarito che la semplice adesione, non seguita da installazioni militari, non costituisce motivo di contrasto.
Su molti temi al centro del dibattito pubblico io stesso ho più volte comunicato la mia disponibilità ai vertici del partito – esclusivamente in ragione della mia competenza giuridica – a fornire qualsiasi supporto, in termini dottrinali, di ricerca e giurisprudenza, affinché le posizioni della Lega fossero compiutamente rappresentate e sostenute anche dal punto di vista mediatico e dialettico. Una disponibilità rimasta però inevasa, priva di riscontro.
Quanto alla situazione sul territorio, l’incarico di coordinatore provinciale di Avellino, malgrado le mie avvertenze, si è rivelato un errore. Mal tollerato da chi rivendicava una più antica militanza, ho ricevuto scarso sostegno così da determinare sfiducia verso il partito tale scoraggiato l’arrivo di nuovi amministratori, l’afflusso di contributi da parte della società civile. Se di tale insuccesso sono anche stato artefice (sebbene non lo creda) non ho difficoltà ad assumermi le responsabilità che gli elettori vorranno attribuirmi. Vale quanto detto circa i miei dubbi in ordine alla mia nomina quale coordinatore
Va sottolineato che l’Irpinia è terra di moderati. E di certo, al di là delle dichiarazioni di pura facciata, nulla è stato fatto per offrire al ceto medio e moderato un progetto coerente con gli obiettivi dichiarati, una prospettiva di sviluppo, un quadro di crescita per altro agganciato all'impegno della Lega nel governo nazionale e alle opportunità di rilancio rappresentate dal Pnrr. Questo anche in relazione all'ormai interrotto disegno di ampliare la base di consenso e costruzione politica della Lega nel Mezzogiorno, un piano a cui Matteo Salvini ha conferito energia e ispirazione ma che è poi fallito per carenza di visione strategica, per scarsa lungimiranza operativa e per la inadeguatezza di alcuni che livello locale non hanno saputo dimostrare capacità di aggregazione.
Il risultato è che molti vecchi leghisti sono stati rapidi a volgere lo sguardo altrove, senza che tale emorragia fosse bilanciata da un afflusso di figure nuove, di forze fresche e motivate, in grado di appassionarsi a un progetto e di investire in esso sacrificio, competenze, impegno. Avverto un debito di riconoscenza però verso un gruppo di persone oneste e motivate che hanno tentato di sostenere il partito. A loro chiedo scusa ma so quando arriva il momento di non perseverare.
La loro onestà intellettuale non è bastata. Come non è bastata la mia.
Assumere un ruolo indipendente mi permette, finalmente, di esprimere, almeno in questa parte finale della legislatura, la mia identità di uomo del “centro”; di moderato che ritiene che questo paese oggi più che mai avrebbe bisogno di un nuovo Partito Popolare che possa essere per un nuovo centro ciò che quello di don Luigi sturzo fu per la Democrazia Cristiana.
Da indipendente tenterò di svolgere un ruolo di raccordo tra le tante anime politiche del mio territorio al fine di agevolare la risoluzione di quei problemi il cui superamento dovrebbe costituire l’obiettivo primario di chiunque si cimenti in politica.