"Festa piegato al partito del mattone, non andrà lontano"

Duro attacco del consigliere comunale Amalio Santoro: con questo sindaco Avellino ultima in Campania

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Avellino.  

Usa l'arma della riflessione politica ma l'effetto è dirompente. Amalio Santoro, consigliere comunale di “Si Può”, protagonista dell'epoca dell'Ulivo negli anni '90, boccia senza appello il sindaco di Avellino, Gianluca Festa. Ospite della rubrica “Punto di vista” in onda su Otto Channel 696 tv il medico con la passione della politica va subito all'attacco.

- Siamo a metà del mandato del sindaco Festa: il bilancio com'è?

“Non esaltante anche perché abbiamo alle spalle anni complicati, devastanti. In questa città ci sono state tante nubi grigie che hanno avvolto settori della vita amministrativa. Festa ci ha messo del suo con un narcisismo inconcludente, con una giunta debole e contraddizioni politiche nella maggioranza senza mai definire un percorso programmatico. Si va avanti con annunci e occasioni da cogliere al momento. Questo lo paga la città che è in agonia, delle 5 città capoluogo Avellino è quella che paga un prezzo più alto alla crisi di questo tempo. E nelle difficoltà del Mezzogiorno e in questa partita giocata tra Napoli e Salerno sulla costa, Avellino e le zone interne sono ormai un'appendice dimenticata”.

- Dal punto di vista politico cosa tiene insieme questa maggioranza del sindaco Festa?

“Mah, come si usa dire: la gestione del potere. L'ho posta da tempo la questione al sindaco sulla natura di questa amministrazione. C'è il cemento della gestione che tiene in vita un'amministrazione civica con democratici veri o finti, e questo frena l'attività amministrativa che sconta ritardi in tutti i settori”.

- Le incompiute sono rimaste tutte senza soluzione in città e il partito del mattone sembra avere vita facile in questa fase: è solo un'impressione?

“No, è davvero così, anche se il sindaco si giustifica di dover fare i conti con le incompiute ma la sua storia non è iniziata due o tre anni fa. Lui è protagonista da tempo. Ora si annuncia l'apertura del tunnel, speriamo che prima o poi avvenga davvero, poi c'è l'autostazione ferma con riflessi gravi sul traffico e sulla salute dei cittadini”.

- E sul partito del mattone cosa dice?

“Abbiamo un coacervo di interessi che investe l'amministrazione, lei parla di partito del mattone: in questa città circola effettivamente troppa moneta edilizia. Sul fronte urbanistico non c'è più notizia di una nuova variante di salvaguardia. C'è una contraddizione enorme: su nostra spinta si riparla della città dei parchi ma ci dimentichiamo del parco centrale dove si concentrano una serie di interessi corposi e si vorrebbe riaprire lì una nuova stagione del cemento. Certi interessi ormai vengono fuori sotto la copertura della nuova etichetta di democratico”.

- Ci sono zone centrali abbandonate o nel degrado: dal teatro a piazza Castello, cosa è stato sbagliato?

“Non c'è stata una programmazione seria. Sulla zona est qualcosa si muove grazie a nuovi finanziamenti, ma su tutto il resto della città la nebbia è fitta: dalla manutenzione ordinaria al completamento di alcune infrastrutture. Su piazza Castello c'è una storia infinita per il contenzioso con le ditte per lavori per altro realizzati non al meglio, c'è poi la crisi della cultura e del rilancio dei contenitori che dovrebbero essere il volano della ripresa. Che dire dell'abbandono del centro con la questione irrisolta dell'ex ospedale e della caserma Berardi. Senza contare che abbiamo bisogno di rilanciare la presenza universitaria in città. Anche la facoltà di enologia è orma negletta: il tutto avviene nel disinteresse assoluto. Ho provato a sollecitare l'assessore Buondonno che forse è l'unica lontana da interessi spiccioli. Ma non si fa un passo in nessuna direzione, nemmeno in quella sbagliata. E' una città ormai sempre più malinconica”.

-Si discute di un altro problema irrisolto, il piano di zona per i servizi sociali: ma davvero il sindaco è perseguitato dalla Regione?

“Guardi è paradossale che la regione, ultima nel settore dei servizi sociali, faccia la morale al comune di Avellino. Ma il comune ci mette del suo e fa disastri. Si gioca una partita tutta elettoralistica sulla pelle di settori deboli, di gente che dopo la stagione del covid avrebbe bisogno di interventi urgenti e invece parliamo di scissioni dell'ambito forzando la legge andando persino contro la storia”.

Il Pd è ripartito da Pizza ma ci sono già veleni a via tagliamento. Ma come si ricostruisce un'alleanza innovativa che guardi davvero al futuro di questo territorio?

“Continuo a scommettere sulla costruzione di un campo largo di centro sinistra. Ci abbiamo provato all'amministrazione provinciale. Senza il nostro lavoro, il Pd si sarebbe alleato con il primo che passava. Ma è un'impresa complicata, qui in Irpinia il Pd è un partito taroccato. C'è una questione di credibilità che va recuperata. Tra gli ultimi arrivati, ex manovalanza demitiana che ora si è impossessata del partito e detta la linea, e democratici al comune che sono con Festa, c'è Del Basso De Caro che da vecchio craxiano sta un po' di qua e un po' di là a seconda delle convenienze. E, poi, c'è la collaborazione con soggetti come Italia viva che ormai sembra una stazione di servizio dove svernare e prendere qualcosa in attesa di tempi migliori. E' una politica mercantile che ha alimentato il rancore della gente e ha fatto crescere l'antipolitica. Ma c'è ancora la richiesta di buona politica che sia vissuta come rischio, passione e disinteresse”.