E’ veramente Festa, novello Gianciotto, a poter guidare l’inganno e la rivolta per la riconquista di palazzo Caracciolo? Può un sindaco, schiantatosi contro dietri metri di vergognosa pista ciclabile, essere in grado d’architettare una strategia che inganni supereroi romani, servitor gentili di tiepide tazze di cioccolato, frequentatori di comodi transatlantici?
E organizzato il paravento che nemmeno un navigato come Umberto De Caro avrebbe sospettato?
Certe strette di mano sono come scrivere t’amo sulla sabbia. E non c’è fondente che tenga, i patti sono come stoccate di fioretto: se a guidarti c’è il "sentimento" per tornare a Roma, il sacrificio di un amico, di una parola data, è tarocca quanto una lettura di carte che non prevede più.
Meglio tirar di spada e spendersi in duelli, piuttosto che ritrarsi in un arrocco. Magari ti difende ma poi si trasforma in un'insopportabile prigione. D’Agostino non sogna la Provincia, ma sa che conquistarla sarebbe una "fuga galeotta". Attraente come la nuvola che il sindaco s’è ingoiata sotto gli occhi smarriti del piccolo Carluccio, tradito da una dirimpettaia che solo un altro Festa, il Franco solitario dei numeri primi, è rimasto a difendere, legando alle miserie della Dogana l’onore di una città che vorrebbe le pietre una sopra all’altra, in ordine com’erano, e poi basta.
Sembra che la Provincia significhi tanto.
Da ieri a Benevento sanno cosa: li ha svegliati il clangore di manette da portare a casa, pure queste in smart working, e la puzza di una vergogna già conosciuta: come quella che in estate ti arriva dalle fogne che non finiscono nei depuratori.
Come l’Alto Calore, la Provincia sarebbe un trampolino. Il vento che spira porterà, per legge, altri nominati in Parlamento. E chi piazza il segnaposto su palazzo Caracciolo decide l'unico nome che toccherà all'Irpinia.
L’ultimo paradiso possibile per immortali succhia sangue che mal ci rappresentano. Nani di idee, che a spaventarli basta un farlocco inanimato, incosciente d’aver finanche svenduto la speranza di un’aula studio nel Casino dei Caracciolo, l'unico lumino acceso per i ragazzi in questa dannatissima città, ai mercanti del finto bene comune, che adesso arriveranno ad!arraffare di nuovo tutto.
Ecco a che stiamo.
Alla desolata politica delle bugiarde strette di mano. Poi scopri che dietro ci sono quinte di case da vendere. Stadi per utili idioti da accontentare con i rendering di un futuro che non arriva mai.
E strade, tante strade da costruire e asfaltare, con i soldi di una ripresa e resilienza che da queste parti solo una Procura attenta ci racconterà che fine avranno fatto.
Mentre a colpi di spada e fioretto, la verità, come una buona bottiglia di vino, fugge via appena togli il tappo.