A margine del convegno promosso dall'associazione Ora Avellino al Palazzo Abbaziale di Loreto, Giuseppe De Mita ha risposto ai cronisti sui temi più caldi, dal rapporto con De Luca al rapporto col Partito Democratico (che sono due cose ormai sempre più distinte e separate)
In queste ore, nel conclave reatino, il Pd sta maturando una nuova svolta ideologica, che sarà certamente alla base di quel grandioso processo di fusione e rifondazione annunciato da Nicola Zingaretti.
Una svolta molto lontana, non solo cronologicamente, da quella più famosa “della bolognina” che segnò la fine del Pci e la nascita del Partito Democratico della Sinistra. Un partito che nacque dalla fusione con l’ex sinistra DC poi diventata Margherita. I due mondi nostalgici del mancato compromesso storico si unirono nell’Ulivo lanciato dall’ex democristiano Romano Prodi che portò la sinistra al potere per la prima volta nel 1996 e, poi nel 2006.
Da allora il Pd non ha più trovato pace e per più di vent'anni abbiamo raccontato scissioni e cambi di nomi e di simboli tanto a sinistra quanto al centro, e quello che accade oggi, ancora una volta, secondo De Mita non è altro che “un espediente per uscire da una condizione di oggettiva difficoltà. Tutti i partiti sono in difficoltà e del resto non riesco a vedere un perimetro definito di centrodestra e centrosinistra – ha dichiarato l'ex deputato che continua - Le difficoltà del presente attengono tutte alla condizione umana. Il movimento di Salvini ad esempio non è ispirato da ragioni di destra, ma dall'insicurezza e dalla paura, dal fatto che le persone sanno di essere teoricamente libere ma nella pratica queste libertà diventano un momento di frustrazione. Il punto di recupero non può che essere culturale – continua De Mita - In questo, il nostro rapporto con il Partito Democratico è in termini di sollecitazione. Cioè da un lato andrebbe recuperata la cultura del cattolicesimo democratico, una cultura che ha posto le ragioni dell'uomo e della persona al centro dell'agire politico. Dall'altra il Partito Democratico ha quasi il dovere naturale di recuperare le ragioni della cultura di sinistra che si è affievolita perchè ha perso la motivazione originaria del conflitto di classe e si è quasi adagiata sulle dinamiche del capitalismo, ritenendo che il sistema capitalista fosse una cosa da accettare così, acriticamente. Occorre un pensiero molto più radicale da cui ripartire”.
La volontà di Zingaretti di creare un nuovo partito che guardi alle sardine e agli ecologisti non sorprende dunque. Si va verso quel “partito unico radicale” di cui scrisse Del Noce, filosofo cattolico, che già negli anni ottanta aveva in qualche modo preconizzato quello che sarebbe accaduto a sinistra.
La posizione dei demitiani adesso dunque è “quasi una sfida, un modo per far emergere le contraddizioni degli altri” ha aggiunto De Mita “Non si tratta di attendismo, né di indifferentismo amorale, anzi”.
Contraddizioni che in Campania sono incredibilmente evidenti.
La polarizzazione del dibattito su “De Luca sì De Luca no” impedisce di fatto una valutazione serena delle vere questioni da affrontare. Inoltre le dinamiche politiche interne della Regione non sono scollate da quelle del Governo.
“Le due cose non possono essere disconnesse. Del resto lo sta scoprendo anche la maggioranza di governo che non basta avere dei numeri e un elenco di cose da fare se non ci sono ragioni più profonde dello stare insieme”.
E allora? Ci sono ragioni per stare insieme a De Luca?
“Secondo me stiamo all'inizio di un percorso non stiamo alla fine. - risponde De Mita - Qui la questione non è chiudere un'esperienza di cinque anni e dire se la rinnoviamo oppure no. È cambiato completamente il quadro politico, internazionale, di politica interna e regionale. Il punto è: di fronte a questo nuovo quadro politico c'è l'idea, l'intenzione le motivazioni di rinnovare un'esperienza, ma con un salto di qualità. Se si tratta di fare un'opera di continuismo come sta accadendo sul piano nazionale, i punti di contraddizione sono tali che prima o poi in campagna elettorale, al momento del voto o subito dopo si incrocerebbero in maniera traumatica” avverte De Mita.