De Luca, l'incognita legge Severino e l'effetto De Mita

Senza l'accordo con l'Udc, la vittoria potrebbe essere stata di Caldoro

Avellino.  

Cinquantamila voti che pesano e fanno la differenza. Sono quelli che l'Unione di Centro ha portato in dote al Governatore della Campania De Luca. Il dato ormai definitivo dà la vittoria a De Luca, con oltre il 40 per cento su Stefano Caldoro assestato al 38,35. Una differenza di 2 punti che, in soldoni, vale 50 mila voti circa. Sono proprio il numero di voti garantiti da Ciriaco De Mita che con la sua Unione di Centro è assestata sul 2 per cento. Senza De Mita, è lecito pensarlo, la vittoria potrebbe essere stata del Governatore uscente, che con il sindaco di Nusco ruppe nella notte alla vigilia della presentazione delle liste elettorali. 

 

Ma il dato che emerge in tutta la sua interezza è quello del boom dei pentastellati di Valeria Ciarambino e del Movimento 5 Stelle. La candidata entra dalla porta principale in consiglio regionale e promette battaglia, con 400 mila voti attestandosi quale terzo partito della Campania.

 

Il premio di maggioranza consente a Vincenzo De Luca di portare in consiglio regionale 30 consiglieri su 50. 

 

Ma sullo sfondo resta la spada di Damocle che pende su De Luca e si chiama legge Severino. De Luca, appena proclamato eletto presidente, ha 30 giorni di tempo per fissare la prima seduta del consiglio regionale e nominare la giunta, presumibilmente entro la fine di giugno. Ma il prefetto di Napoli, sulla base della legge Severino, avvisa il governo nazionale della situazione in cui si trova il presidente, condannato in primo grado per abuso d'ufficio.

 

A fare chiarezza prova il vicesegretario del Pd. Lorenzo Guerini: "De Luca era candidabile, eleggibile, insediabile. La legge non parla di decadenza ma di sospensione, sono due istituti giuridici diversi".

Redazione