A Montoro candidata con il velo per il M5S, bufera social

20 anni, laureanda in matematica, in lista per la Romano, è entrata nel mirino dell'odio social

Sui manifesti una foto con l' hijiab, valanga di commenti contro la giovane

Montoro.  

Si chiama Nasri Assiya, 20 anni, studia Matematica all’Università, parla quattro lingue. Il profilo della candidata ideale per qualsiasi lista in questa tornata elettorale, ma quella foto manifesto col velo, che rivela il so orientamento religioso, fortemente radicato nell’Islam, è bastata per attirarle l’odio social. Nasri ha ha scelto il Movimento Cinque Stelle di Montoro per la sua battaglia politica. La cittadina irpina, chiamata a rinnovare sindaco e consiglio comunale il prossimo 26 maggio, è da sempre una città accogliente delle diversità, in questa zona per decenni sono arrivate comunità straniere a lavorare nelle industrie conciarie e nelle campagne della valle dell’Irno. La 20enne studentessa in matematica vive a Montoro da molto tempo. Qui alle politiche il Movimento Cinque Stelle si è affermato con oltre il 50 % dei consensi e ora la candidata a sindaco Silvia Romano l’ha presentata in lista ma anche il suo hijab ormai è un caso, a Montoro e non solo. Come già accadde nel 2016 a Milano con l’elezione di Sumaya Abdel Qader, l'annuncio della sua candidatura ha dato la stura ai commenti più beceri, molti insulti, altri apertamente ostili, e non manca qualche battuta pungente che mira al partito delle cinque stelle. Ma non sono mancate anche riflessioni sull’opportunità di mostrarsi col velo, che era e resta simbolo religioso. Hijab, una parola derivante dall'arabo "Hajaba" che sta letteralmente per "proteggere", "nascondere", "mettere a distanza", ma che la maggior parte delle volte viene semplicemente inteso come "velo", quello che contraddistingue le donne musulmane e che desta da tempo incomprensioni e giudizi sbagliati non solo in Occidente, ma anche nelle stesse comunità musulmane.

In linea generale per musulmani osservanti  l'utilizzo del velo è da considerarsi una sorta di professione di fede a Dio da parte della donna. Chi lo indossa è tenuta a farlo in presenza di tutti gli uomini con cui non intercorre alcun legame familiare, mentre può mostrarsi a capo scoperto dinanzi al marito e di fronte a tutti i consanguinei.

Ora tutto questo può conciliarsi con l’attività politica, la candidatura al consiglio comunale di una cittadina in Irpinia? A quanto pare si. E la diretta interessata essendosi presentata agli elettori come donna “forte” sostiene che nessuno di quei commenti la può toccare e che anzi andrà dritta per la sua strada.