Regionali, stop ai sondaggi: l'incognita del voto disgiunto

L'analisi. Countdown tra "impresentabili" e "preferenze trasversali" ai candidati presidenti

La forbice tra i voti previsti alle coalizioni e agli aspiranti governatori appare di diversi punti percentuali. Più di cinque anni fa appare evidente come la partita si giochi molto sulla capacità di intercettare le simpatie di militanti scontenti.

Avellino.  

I sondaggi elettorali commissionati dai partiti e dai grandi network non hanno consegnato un vero e proprio favorito alle elezioni regionali della Campania. E ora lo stop imposto dalla normativa in materia né vieta ulteriori diffusioni e approfondimenti. Dunque la campagna elettorale prosegue con i due principali avversari, Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca, che, alle prese con un tour perpetuo sul territorio, stanno cercando di sottrarre uno ad uno consensi all’avversario per prevalere al termine dello scrutinio del 31 maggio. Mentre i cosiddetti outsider, dal canto loro, sono impegnati in un estenuante porta a porta per racimolare quanti più consensi è possibile e costruirsi, così, le basi per un ruolo da comprimari nel parlamentino del Centro Direzionale.

La verità, però, è che, al di là dell’opera di convincimento degli indecisi e degli scontenti, sull’esito del voto pesano come un macigno i cosiddetti “impresentabili”, abili e arruolati da tutte le parti e da entrambi gli schieramenti, oltre alle sorprese derivanti dalla possibilità di esprimere un voto disgiunto.

Sulla presenza dei primi, ognuno, per la propria parte, dovrà farsene una ragione. Alla faccia della nuova politica: quella che annuncia di volere in campo per il bene dei cittadini solo persone dalla specchiata moralità ma poi mostra i soliti volti noti.

Esaminando i dati e l’influenza del secondo fattore, invece, emerge una forbice di diversi punti percentuali tra il candidato e la coalizione. Con i primi che potranno fare la differenza solo se capaci di trascinare le loro stesse coalizioni e prendere più consensi della somma di tutte le liste a livello personale.

Questa circostanza sarà ancora più determinante rispetto alle scorse elezioni regionali, in quanto alla competizione partecipano anche aspiranti presidenti diversi che dispongono del favore dei giovani iscritti ad altri partiti in maniera trasversale e non solo di bandiera. Per cui capiterà che i candidati al vertice di Palazzo Santa Lucia otterranno voti da altre fazioni che, però, non potranno tradursi in preferenze di coalizione. E alla fine dei conti di questa complicata partita doppia incrociata, chi avrà saputo intercettare meglio “i consensi obliqui” avrà maggiori possibilità di vincere.

Insomma il pericolo del voto disgiunto c’è ed è evidente. Anche perché si sovrappone a quella patologia della politica, tutta italiana, che è l’assenza di una classe dirigente capace di saper rappresentare le esigenze, i bisogni e le proposte del suo stesso territorio. Una “malattia” che potrà essere debellata solo quando i protagonisti del contagio ne avranno la consapevolezza e mostreranno la volontà di guarire.

Alessandro Calabrese