Stato-mafia, assolto Mancino: "Sofferenza finita"

Esultano i fedelissimi in Irpinia. "Sono sollevato, è finita la mia sofferenza", ha detto Mancino

Avellino.  

di Pierluigi Melillo

La Corte d'Assise di Palermo, che ha celebrato il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia ha assolto dall'accusa di falsa testimonianza l'ex ministro democristiano Nicola Mancino. Prescritte le accuse nei confronti del pentito Giovanni Brusca. Condannati tutti gli altri imputati. La sentenza è pesante, in particolare, per gli ex veritici dei Ros.

La reazione di Mancino. "Sono sollevato. È finita la mia sofferenza anche se sono sempre stato convinto che a Palermo ci fosse un giudice. La sentenza è la conferma che sono stato vittima di un teorema che doveva mortificare lo Stato e un suo uomo che tale è stato ed è tuttora". Queste le prime parole dell'ex presidente del Senato, che ha ricevuto decine di telefonate dall'Irpinia dei suoi fedelissimi che avevano attenso il verdetto di Palermo con una certa trepidazione.

L'accusa contro Mancino. Sono state le parole dell'allora ministro della Giustizia Claudio Martelli ad aver messo nei guai l'ex ministro dell'Interno Mancino. "Mi lamentai con lui del comportamento del Ros", ha messo a verbale l'ex ministro della Giustizia davanti ai giudici di Palermo. "Mi sembrava singolare che i carabinieri volessero fare affidamento su Vito Ciancimino". Martelli ha affermato senza mezzi termini di aver chiesto conto e ragione a Mancino dei colloqui riservati fra gli ufficiali del Ros e l'ex sindaco mafioso di Palermo. Mancino ha sempre negato: ha detto di non avere mai parlato del Ros e di Ciancimino con Claudio Martelli. Lo ha ribadito poco prima che i giudici entrassero in camera di consiglio. E la Corte ha creduto alla sua versione.
 

La sentenza. La Corte di Assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, ha comminato diverse condanne pesanti nel processo per la cosiddetta trattativa Stato-mafia. Gli ex vertici del Ros Mario Mori e Antonio Subranni sono stati condannati a 12 anni per minaccia a corpo politico dello Stato. A 12 anni, per lo stesso reato, è stato condannato l'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, a 28 anni sempre per minaccia a corpo politico dello Stato, è stato condannato il capo mafia Leoluca Bagarella. Per lo stesso reato dovrà scontare 12 anni il bosso Antonino Cinà. L'ex ufficiale del Ros Giuseppe De Donno, per le stesse imputazioni, ha avuto 8 anni. Massimo Ciancimino, accusato di concorso in associazione mafiosa e calunnia dell'ex capo della polizia De Gennaro, ha avuto 8 anni. Le condanne decise dal collegio presieduto da Alfredo Montalto sono dunque più pesanti per alcuni delle richieste.