La chiesa scende in campo per i 117 lavoratori della Novolegno. Il Gruppo Fantoni torni a dialogare ha detto don Emilio Carbone stamane in occasione della messa per gli operai in cassa fino a maggio e che trascorreranno un Natale di stenti. Il parroco ha scritto una lettera al leader del gruppo chiedendo confronto, ma soprattutto garanzie di lavoro e dignità per tutti. Presenti molti sindaci per chiedere soluzioni sulle tante vertenze aperte, sull’intero territorio provinciale. Sullo sfondo la rabbia dei lavoratori, le loro storie. A Maggio l’incentivo finirà e i dipendenti dell’azienda di Arcella, frazione del comune di Montefredane chiedono certezze.
“In questa lettera accorata - spiega don Emilio, che scrive a dottore Fantoni - vogliamo esprimere tutta la nostra preoccupazione pastorale, sociale, umana, per le sorti della storica e prestigiosa azienda. Siamo preoccupato per i suoi collaboratori che per anni hanno operato con serietà e coscienza. I suoi dipendenti sono i nostri padri di famiglia. Al loro grido d’aiuto si unisce il nostro, quello delle comunità di ogni diocesi, perché si riapra la stagione del dialogo. Noi siamo cristiani, uomini e donne di Dio, gente di Chiesa.Non possiamo tacere di fronte al grido sospeso di quanti invocano la speranza di vivere ancora dignitosamente. La speranza di vivere di quella dignità che solo il lavoro sa dare”. Il parroco chiede soluzioni a garanzia della dignità personale, sociale e territoriale. Tanti i dipendenti che stamane, scortati dalle sigle sindacali, hanno seguito la messa. Con loro i sindaci, preoccupati per ogni vertenza, piccola o grande, di imprese o aziende che ogni giorno rischiano di dover chiudere per la crisi che avanza, morde, azzanna. Negli sguardi di tutti la preoccupazione globale per il futuro di un territorio in affanno. E poi le 117 storie, una per ogni lavoratore e lavoratrice dell’azienda, nata nel dopo terremoto con la promessa di portare e garantire sviluppo. Come quella di Gaetano, lavoratore Novolegno da 26 anni.”Abbiamo dato tanto a questa azienda. Come la nostra vita, come il nostro sudore. E oggi paghiamo la sofferenza dei nostri figli, preoccupati con noi. La Valle soffre. Le famiglie soffrono. Questo Natale sarà ancora più difficile. Dovevano investire e farlo prima”.