Dopo due anni di lotta è morto Antonio Limone. Un’altra vittima, un’altra battaglia persa nella valle dei tumori. Antonio era un uomo eccezionale, lo ricordano come un vero signore in paese. Sul manifestato una frase che commuove: “Dopo due anni di indicibili sofferenze si è spenta un’altra vittima di questa valle dei tumori”. Sono tanti i cittadini vittime della valle. Lo pensano tutti in piazza stamane ad Atripalda. Rifiuti, roghi, amianto ed emissioni varie stanno avvelenando la valle ridente che abbraccia il Sabato. Sul social Franco Mazza di Manocalzati e lo stesso Maurizio Limone, attraverso il gruppo “Salviamo la nostra valle del Sabato, salviamo la nostra vita”, si stanno impegnando per denunciare ed informare.
«Giusto per ricapitolare la situazione nella quale viviamo da anni e anni, voglio riportare i dati dei monitoraggi effettuati a partire dal 2005 su spinta dell'Associazione Ambiente e Salute. I dati imponevano un monitoraggio continuo e soprattutto suggerivano un alleggerimento del carico di inquinamento sulla valle, ma chi t'e passa?!!! - spiega Franco Mazza sul social -.
I numerosi insediamenti industriali produttivi, rappresentano senza dubbio una rilevante risorsa in termini di occupazione per la provincia ma pongono, nel contempo, rilevanti problemi di impatto ambientale soprattutto per la vicinanza degli opifici ai centri residenziali dei comuni di Atripalda, Manocalzati, Montefredane, Prata P.U., Pratola Serra, Avellino. La contiguità tra nucleo industriale e nuclei abitatiti è diventato nel corso degli anni un problema sempre più complesso e di difficile soluzione (…)
Va inoltre osservato che i cittadini dei comuni di Montefredane, Manocalzati ed Atripalda, nel corso degli ultimi anni, si trovano a convivere con la presenza di sgradevoli ed insopportabili cattivi odori provocando difficoltà respiratorie soprattutto nei bambini costringendo tutti a tapparsi in casa con porte e finestre chiuse». Scorrendo le pagine dei giornali i casi di nubi tossiche, roghi e veleni si sprecano. Una catena legata da nodi di veleno che tiene sotto scacco migliaia di persone.
«L’incendio sviluppato presso il sito IRM nel gennaio del 2005, località Piano di Manocalzati, ha determinato l’esigenza di attivare un piano di monitoraggio sulle matrici suolo, acque superficiali e sotterranee e aria, al fine di acquisire informazioni relative al loro stato ambientale. Il piano operativo ha previsto indagini per un raggio di circa 750 metri dal sito IRM, nonché indagini su una vasta area, estesa ai comuni limitrofi di Manocalzati, Atripalda, Avellino, Prata PU, Pratola serra, Montefredane - solo per ricordare uno dei più gravi - spiega Mazza sul social -».