"Referendum, il Vallo Lauro si difenda e voti no"

L'appello di Rubinaccio a cittadini, sindaci e partiti

Quindici.  

«Votare no al referendum del prossimo mese di ottobre nel Vallo di Lauro non è solo da leggere come una convinta scelta contro una Riforma che ha fatto scempio della Costituzione e che sottrae poteri ai cittadini e mortifica il Parlamento, ma un vero atto di appartenenza all'Irpinia e soprattutto di salvaguardia da disservizi ed effetti negativi che anche la Legge elettorale, collegata alla riforma, porterà». Lo afferma in una nota Giuseppe Rubinaccio, giovane esponente politico di Quindici. «I collegi plurinominali previsti dall'Italicum e la nuova geografia istituzionale disegnata in modo raffazzonato e maldestro da parte del Governo e da tecnici che non conoscono neanche il territorio, impone una vera e propria mobilitazione. Ma una mobilitazione convinta, non a prescindere o per pura appartenenza politica. A partire dalle amministrazioni locali, che invece sono rimaste in silenzio di fronte allo spezzatino istituzionale proposto e al grave vulnus istituzionale e di rappresentanza che si determineraà conseguentemente».

«Siamo di fronte al confinamento della nostra area a periferia del napoletano - aggiunge Rubinaccio - Una contraddizione che si deve cancellare, prima che questa terra si trovi di nuovo mortificata da scelte calate dell'alto. I parlamentari, che dovrebbero intercettare i bisogni dei cittadini, dovrebbero fare davvero il loro ruolo, quello di rappresentare il territorio e soprattutto la sua identità. Purtroppo paghiamo lo scotto di una rappresentanza parlamentare nominata, non eletta. Che non si sente nel dovere di rappresentare il territorio, ascoltare le comunità, farsi carico delle loro istanze. Ora basta, abbiate anche voi un moto di dignità istituzionale, scegliete di dare una risposta alle vostre terre. Serve un risveglio di coscienze anche da parte degli stessi elettori del Partito Democratico, che non seguono i dicktat imposti dall'alto, ma ragionano con una propria coscienza e la libertà di autodeterminarsi sulle scelte del proprio territorio. Allora si che vi potrete chiamare Partito Democratico, un partito che ragiona con la propria testa e con le proprie idee».

 

Redazione Av