«E’ stata senz’altro la decisione più dolorosa che ho dovuto assumere da quando sono stato eletto sindaco», sono state queste alcune delle parole con cui il primo cittadino di Atripalda, Paolo Spagnuolo, ospite di un confronto politico televisivo programmato da tempo. Nel corso di “Prima Linea”, l’approfondimento curato dal giornalista Enzo Di Micco, il sindaco di Atripalda non ha potuto evitare l’argomento: «Alcuni mesi fa abbiamo svolto un convegno ad Atripalda sull’anticorruzione ed abbiamo adottato un regolamento insieme ai comuni di Mercogliano e Monteforte - ha detto il primo cittadino -: ma di fronte a situazioni come queste non possiamo limitarci a fare convegni o adottare regolamenti, dobbiamo agire».
«Avverto sulle mie spalle la responsabilità che tanti giovani atripaldesi non hanno un posto di lavoro oppure che ci sono persone che non arrivano a fine mese. L’altro giorno è venuta nel mio ufficio una donna anziana che vive nelle case popolari a farmi vedere le sue mani spaccate perché è costretta a lavarsi con l’acqua fredda visto che la caldaia è rotta ed andrebbe riparata. Purtroppo ho dovuto dirle per l’ennesima volta che adesso non è possibile perché non ci sono i soldi. Vedere, invece, come venivano utilizzati i soldi del comune di Atripalda mi ha fatto male. E quando ho preso la decisione di denunciare i quattro dipendenti sono state proprio queste immagini a passarmi davanti agli occhi e a darmi la forza per farlo. In alcuni di questi dipendenti, tra l’altro - ha concluso il sindaco -, riponevo una grande fiducia ed il loro gesto mi ha fatto ancor più rabbia perché mi sono sentito tradito».
Fin qui le parole del primo cittadino rese ieri sera in televisione. Sconvolti e incredul: ieri mattina al Comune di Atripalda i dipendenti comunali, i colleghi delle quattro persone indagate, stentavano a credere a ciò che si stava consumando sotto proprio occhi. All’inizio erano in pochi ad aver capito cosa stava realmente succedendo, poi quando tutto è apparso un po’ più chiaro nessuno è stato in grado di trattenere quantomeno la meraviglia.
Anzi, qualcuno ha pure sussurrato a cronisti presenti frasi del tipo: «Non li sbattete in prima pagina, forse hanno sbagliato, ma hanno famiglia». Nessuna dichiarazione ufficiale, ma i commenti non sono mancati. Il sistema adottato dai quattro dipendenti, sempre se la magistratura riuscirà a provare le accuse mosse, è sembrato a qualcuno impressionante e finanche diabolico. E se fosse confermato che la truffa andava avanti da quasi cinque anni, attraversando due amministrazioni (Laurenzano e Spagnuolo), allora molti davvero non riuscirebbero a capire come, lavorando fianco a fianco, hanno fatto a non accorgersi mai di nulla.
Gianluca Roccasecca