Vandali nella scuola del centro. "I bimbi giocano qui accanto"

Atripalda, rampa San Pasquale. "Uno schifo". Stesse scene di Pianodardine, Eliseo e Mercatone

Atripalda.  

«Non c'è niente lì dentro che non sia stato segnalato centinaia di volte alle istituzioni. Quella scuola distrutta e vandalizzata era e resta una ferita a centro città. I bambini giocano qui accanto e possono entrare quando vogliono nell’edificio». L'uomo anziano che ci guida, località rampa San San Pasquale ad Atripalda, è sconsolato.

Due cancelli aperti ci introducono nel cortile dell'ex scuola elementare, dismessa da qualche anno. La facciata frontale: finestre coi vetri frantumati, porte scardinate ammassate a terra, erba incolta. Aggiriamo l'edificio da sinistra, arriviamo nell'aria delle strutture attigue. Di fronte a noi un campo da calcio: reti intatte, erba tagliata, spalti in legno in ottime condizioni, hanno giocato di recente come mostra la cassa di acqua semivuota poggiata su una panchina. Qui vicino, ci hanno spiegato, c'è una sede utilizzata attualmente dai boyscout. Ci avviciniamo alla scuola. Il muretto basso permette di scavalcare ed arrivare all'interno agevolmente. Graffiti volgari sui muri, vetro e pezzi di mobili ammassati a terra, pavimenti incrostati, water divelti, mattonelle accatastate. Il contatore della luce aperto mostra fili recisi. Sulle pareti, di fianco ai graffiti che invitano al sesso selvaggio e in più persone, ci sono disegni realizzati dai bambini che hanno popolato questo luogo e che qui costruivano il proprio futuro. Una girandola di colori, un pennello gigante intinto nella tempera, un ritratto del celebre Holly e Benji. E “scopiamo ancora, chiamami a questo numero …”

Piano superiore, bivacchi notturni: cartoni di pizza, lattine di coca-cola, bottiglie di birra non ancora vuotate, panni e coperte messe di fianco a mattonelle annerite sulla quale si vede del carbone bruciato da poco. Nei bagni lavandini sradicati e buttati sul pavimento, tubature che sporgono dal muro, una confezione di durex. Altri preservativi sulle mattonelle. Sulla parete di fronte: “Buon San Valentino 2015” .

Come dimenticare le analoghe scene già raccontate per l'ex scuola elementare di Pianodardine. Stesso sfascio, stesso abbandono. Un bene pubblico lasciato marcire, in balìa di chiunque ne voglia usufruire. Da gente che non sa dove trascorrere la notte, a prostitute che trovano un posto al chiuso per esercitare la professione, a coppiette in cerca di intimità. E tutto questo sotto gli occhi dei residenti e nel disinteresse delle amministrazioni comunali.

Per citare, ancora, l'ex cinema Eliseo, la struttura che dovrebbe diventare un fiore all'occhiello per la cultura avellinese. Per ora è un luogo di ritrovo per disperati, writers timidi che imbrattano solo mura al coperto, le solite coppiette nella perenne ricerca di intimità.

E poi, il luogo simbolo per eccellenza: il Mercatone. Un vero albergo per senza tetto, posto di ritrovo per ragazzi creativi e le immancabili coppiette.

Nulla contro i senza tetto, i ragazzi creativi e le coppiette, la questione è l'abbandono. Strutture pubbliche che rappresentano un bene collettivo lasciate lì a morire senza un perché. E soprattutto senza che per il loro minimo recupero e un utilizzo più collettivo si faccia alcunchè. Non c'è neppure un'idea, l'ombra di un progetto. Si lascia andare, come fosse tutto normale, scontato. Una struttura non serve e viene dimenticata. Molto più semplice – evidentemente – che impegnarsi per trovarne un utilizzo, magari affidandola a dei volontari che la rendano spazio vitale per la città.

elleti e anfan

(la foto ci è stata gentilmente concessa da Pellegrino Tarantino)