Si sta spostando anche sui buoni pasto l’inchiesta della Procura della Repubblica scaturita dalla scoperta che le buste paga di quattro dipendenti comunali erano gonfiate da falsi rimborsi chilometrici. Gli investigatori, infatti, avrebbero messo le mani su un registro dove veniva annotato il ritiro, debitamente controfirmato, dei ticket da parte dei dipendenti che nei avevano diritto. E se le indiscrezioni che filtrano da Palazzo di città dovessero trovare conferma, pare che molte delle firme apposte sul registro siano risultate false.
Pur con tutti dubbi del caso, il meccanismo truffaldino poteva essere questo: i buoni pasto venivano attribuiti anche a dipendenti che non sempre ne avevano diritto e poi ritirati a loro insaputa da altri che apponevano firme false. Anche in questo caso, come in quello delle buste paga gonfiate da falsi rimborsi chilometrici, il sistema avrebbe consentito almeno fino al 2013 ad alcuni dipendenti di ‘arrotondare’ lo stipendio.
D’altronde, che vi fosse una ‘anomalia’ nel sistema dei ticket era venuto fuori già piuttosto vistosamente. Pochi mesi fa, infatti, il delegato alle finanze Mimmo Landi, proprio su queste colonne, osservò un po’ stupito che “si è registrato un risparmio di circa 20mila euro semplicemente rendendo nominativi i buoni pasto”. E 20mila euro rappresentavano circa il 30% della spesa annuale per i ticket dei dipendenti, scesa nel 2013 a 35mila euro solo per effetto dell’intestazione.
Gianluca Roccasecca