Gesualdo. Petrolio, parte la petizione No triv e Info Irpinia

I comitati spingono per una rinuncia alla ricerca di idrocarburi e la moratoria per una nuova Via

Gesualdo.  

Info Irpinia e il Coordinamento irpino “No triv” lanciano una petizione per la rinuncia alla ricerca di idrocarburi in Irpinia e la moratoria per la realizzazione di una Valutazione di Impatto Ambientale adeguata. Il documento, spiegato in cinque pagine, formula una precisa richiesta non solo alle amministrazioni comunali coinvolte direttamente nel permesso di ricerca “Nusco”, ma anche a tutta la popolazione. Una chiamata alle armi per difendere il “vero petrolio d’Irpinia: l’Acqua, il Vino, la Natura incontaminata, la Flora e fauna rara, i Prodotti di qualità, le Tradizioni, l’Enogastronomia, il Turismo, la Storia, i Castelli e monumenti” come si legge nel documento stesso.

Sottoscrivendo la petizione, si chiede che “Si rinunci alla ricerca di idrocarburi in Irpinia o quantomeno si attui una moratoria tale da rendere possibile una Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) propedeutica a quanto fino ad ora affermato. Tutti questi patrimoni ambientali, storici e tradizionali presenti in questo territorio devono essere preservati, valorizzati e costituire il vero volano dell’economia e del futuro di questa terra: non si può consentire uno scempio ambientale come quello rappresentato dalle trivellazioni petrolifere (“progetto Nusco”), le quali minaccerebbero seriamente tutte queste preziose risorse, anche sismicamente, e rappresenterebbero uno sviluppo per niente in sintonia con il territorio, anzi contrapposto. A questo si aggiunga la reale ottemperanza a quanto esplicato nel P.T.R. (Piano Territoriale Regionale) della Campania e nel P.T.C.P. (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) della Provincia di Avellino, i quali assegnano all’Irpinia una vocazione squisitamente naturalistica ed agricola. A tale istanza associamo le firme di cittadini, iscritti principalmente nelle liste elettorali della Provincia di Avellino, ed associazioni, comitati, aziende e partiti Irpini, i quali, intervenuti nel Convegno ad Avellino del 14 marzo scorso, intendono opporsi fermamente alle trivellazioni petrolifere”.  

La petizione è stata inviata alla Regione Campania, al Presidente di Regione, al Vicepresidente di Regione, al Presidente del Consiglio Regionale, alla Giunta Regionale, al Consiglio Regionale, a tutte le Commissioni, al Governo Italiano, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero Affari regionali ed autonomie, al Ministero per l’ambiente, a tutti i Deputati, a tutti i Senatori, a tutte le Commissioni Parlamentari, e al Presidente della Repubblica. Nelle considerazioni elencate come narrativa del documento, si evidenzia lo stato dell’arte dell’iter burocratico e il passaggio di testimone da una compagnia all’altra, ma soprattutto la custodia del bacino imbrifero più importante dell’Italia meridionale e la sismicità della zona. Non solo. “Gli studi parlano di una quantità ed una qualità di petrolio presente nel sottosuolo d’Irpinia estremamente bassa, appare irragionevole seguire questo percorso di sviluppo che stravolge l’intero ecosistema di questo territorio attraverso un intervento per nulla lungimirante e ad altissimo impatto ambientale” chiariscono i promotori.

Il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, convenzionalmente denominato permesso “Nusco”, è stato rilasciato in data 18 luglio del 2002 alla società Italmin Exploration s.r.l. dal Ministero dello Sviluppo Economico. Attraverso la successiva delibera n. 549 del 9 luglio 2010 della Giunta della Regione Campania è stata espressa l’intesa al conferimento del permesso di ricerca “Nusco”. Tale conferimento diviene effettivo col decreto ministeriale del 21 ottobre 2010: da questa data, la Italmin Exploration s.r.l., ha a disposizione 6 anni per attuare il permesso “Nusco”. La superficie esplorativa è inizialmente di 69,85 kmq; successivamente viene estesa a 696 kmq nella Provincia di Avellino (ed altri 2,5 kmq nella Provincia di Benevento), con rettifica attraverso il decreto del 25 febbraio 2011.

 

Elisa Forte