Le polemiche contro la fusione della BCC di Serino

Caputo: "Sono il frutto di una visione localistica e di interessi familistici"

La nota di Antonio Caputo, Colonnello della Guardia di Finanza, già Sindaco di Aiello e Consigliere provinciale della Valle del Sabato, socio della Banca...

Serino.  

 

«Le polemiche scoppiate attorno all’operazione di Fusione della Bcc – Banca di Credito Cooperativo di Serino sono il frutto di una visione imprenditoriale localistica e di interessi familistici». A sostenerlo è Antonio Caputo, Colonnello della Guardia di Finanza, già Sindaco di Aiello e Consigliere provinciale della Valle del Sabato, socio della Banca.                                                                                                                        

«Le tensioni – prosegue Caputo - che emergono all’interno dell’Assemblea dei soci (circa 1400) e dei territori della Valle delle del Sabato, contro il progetto di fusione per incorporazione della Banca di Credito Cooperativo di Serino con quella di Salerno e Battipaglia, mi inducono ad intervenire, rivolgendomi apertamente a tutti i soci cooperatori.

Non mi appassionano lotte intestine per salvaguardare posizioni in Consiglio d’amministrazione o nel Collegio sindacale e la difesa dell’integrità territoriale, quando questa viene declinata strumentalmente soltanto per creare consenso attorno alle proprie proposte. L’Istituto di credito infatti statutariamente dovrebbe essere strumento di sviluppo locale, ponendosi concretamente al servizio dei soci e del territorio, per rafforzare la mutualità, la cooperazione ed il sostegno sociale.

Ma quali azioni concrete sono state messe in campo in questi anni di dura crisi economica a sostegno dei soci e delle loro famiglie, in particolare quelle che operano e lavorano in settori che più di altri hanno vissuto difficoltà, come la coltivazione della castagna e della nocciola, l’enogastronomia, l’artigianato e l’edilizia? E quali iniziative sono state intraprese per aiutare il territorio e le sue imprese a sfruttare le opportunità derivanti dalle attività retroportuali di Salerno, dal campus universitario di Fisciano o dai flussi turistici della Costiera amalfitana?  

Perché non si è mai pensato, ad esempio, in un quadro di vera promozione territoriale e salvaguardia dell’integrità locale, di proporre mutui favorevoli per incrementare, con il cofinanziamento, l’accesso ai fondi strutturali dell’Unione europea?

Non si può ignorare che i nuovi scenari economici e normativi richiedano alle imprese, comprese quelle di credito cooperativo, assetti organizzativi, dimensioni e modelli gestionali adeguati e solidi. Diventa perciò necessario, anche solo per non soccombere, avviare processi di aggregazione e fusione con altre realtà simili.

Oggi abbiamo la possibilità di cogliere questa occasione. Sarebbe da miopi sprecarla. Il soggetto nascente potrà diventare un gruppo bancario cooperativo di preminenza regionale assumendo la denominazione di Banca di Credito Cooperativo Centro Campania. Occorrerà ovviamente, attraverso un patto parasociale, prevedere misure di riequilibrio tra i soggetti ed i territori coinvolti, consentendo all’assemblea avellinese il diritto di nomina del presidente dell’organismo di controllo interno.

Non mi meraviglierei, infine, se anche la Banca di Credito di Flumeri prima o poi dovesse, per le nostre stesse ragioni, convergere in questa direzione. In quel caso, insieme si potrà lavorare ad un più solido progetto di sviluppo dell’Irpinia».

Redazione Av