Crisi editoria, appello ai candidati

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti campano, Ottavio Lucarelli

Avellino.  

La crisi ha colpito duramente il settore editoriale. E in Campania più che altrove. Una tempesta perfetta, che ha fatto coincidere a una diminuzione generalizzata delle vendite anche un significativo calo delle entrate pubblicitarie. E’ una crisi mondiale, sia chiaro. Ma gli effetti nella nostra regione sono stati pesanti e rischiano di essere disastrosi. «Abbiamo registrato - dichiara il presidente del consiglio dell’ordine, Ottavio Lucarelli - un calo degli assunti del 15 per cento».

 

Le prime vittime di questa crisi? «La stampa free press che si reggeva sulle entrate pubblicitarie. Ma le difficoltà non hanno risparmiato nessuno». Le televisioni... «Sì. Negli ultimi anni, anche grazie ai contratti Aerenti-Corallo, c’erano state molte stabilizzazioni nelle emittenti campane. Ora invece sono scattati licenziamenti, cassa integrazione e contratti di solidarietà. Anche iniziative innovative, partite solo lo scorso anno, si sono presto arenate di fronte alla crisi». E i giornali... «In grande difficoltà anche la carta stampata. Napoli più ha chiuso, Roma e Metropolis continuano grazie anche al sacrificio dei colleghi giornalisti, riduzioni di organico si sono registrate in quasi tutte le testate. La situazione è critica anche a Il Mattino e Repubblica, dove dovrebbe scattare il secondo stato di crisi».

 

Come se ne esce? «Per la carta stampata è indispensabile una sinergia completa con il web. Negli Stati Uniti due quotidiani sono riusciti ad emergere dalle secche della crisi proprio grazie a una politica di questo tipo. Invece in molte nostre redazioni c’è ancora chi continua a vivere in competizione con il sito internet». Ma è anche vero che il web non ha ancora dato risultati importanti per il settore commerciale... «Certo, la pubblicità sul web non ha ripianato le perdite provocate sul cartaceo dalla diminuzione delle inserzioni e dalla riduzione delle copie vendute». Se a questo si aggiunge la riduzione se non l’eliminazione dei contributi all’editoria... «Per questo motivo in tutta Italia rischiano di scomparire duecento testate. Che equivalgono a tremila posti di lavoro e trecento milioni di copie in meno». Un vero crack... «L’Ordine, la Federazione nazionale della stampa italiana e altre associazioni di categoria hanno lanciato una campagna “Meno giornali, meno liberi”, proprio per far pressione sul governo e ripristinare i contributi all’editoria».

 

Ci apprestiamo a votare per le Regionali, cosa si può fare a Palazzo Santa Lucia per arginare almeno in parte gli effetti della crisi del settore e dare il via a una ripresa? «Con la Regione c’è un discorso già avviato per una legge a sostegno dell’editoria locale. Aspettiamo di conoscere il nome di tutti i candidati. Chiederemo loro un impegno su questo punto. Il Corecom ha avviato un primo incontro per varare una legge a che aiuti il giornalismo via web». Contributi, sinergia, innovazione e la speranza che i timidi segnali di ripresa economica non restino isolati... «Deve anche cambiare il rapporto tra editori e giornalisti.

 

I primi devono ricordare - quando si ristruttura una testata - che i giornalisti sono un patrimonio culturale dell’azienda e spesso i tagli più che sanare una testata la impoveriscono. Dal canto loro i giornalisti non devono vivere gli editori come i nemici. E in questo lungo e travagliato periodo di crisi il rapporto tra editori e giornalisti è stato a dir poco conflittuale».

 

Luciano Trapanese