Sabato scorso, insieme a Gerardo Lardieri ed altri collaboratori della Grande Madre, ci recammo in quel di Salerno, Oliveto Citra precisamente, per una ricorrenza importante: Carmine Tobia, nostro validissimo collaboratore, ha compiuto novant’anni. Un traguardo importante per ogni individuo e già per questo occorreva fare tanta strada, ma nel caso di Zi Carmine, come affettuosamente amiamo chiamarlo, garantire la presenza era un dovere oltre che un piacere.
Avemmo già occasione, in questa mia rubrica, per parlare di lui nel 2012, quando ci recammo a Castelnuovo di Conza per incontrarlo. Poi, in più appuntamenti, abbiamo raccolto tutta la memoria fitoterapica di questo simpaticissimo personaggio. In occasione del suo novantesimo compleanno ci è piaciuto offrire la nostra attestazione di stima. Carmine Tobia, nativo di Caposele, giovanissimo iniziò la sua avventura di emigrante oltre oceano passando da uno stato all’altro per lavoro senza trascurare di raccogliere la saggezza dei luoghi in cui soggiornava.
Lavorò in Venezuela, in Brasile, nel Nebraska, poi, tornato in Irpinia, si stabilì nella casa di sua proprietà a Caposele, sotto la chiesetta di San Vito. Dopo la morte della cara consorte siciliana, Carmine si trasferì in un piccolo chalet tra le braccia dell’Appennino, in località “Petrara” così chiamata, forse, per via del suolo che, a tratti discontinui, mostra la roccia nuda sgretolata agli agenti atmosferici. Carmine Tobia ha oggi novant’anni ma non li dimostra affatto, fisico asciutto, viso senza rughe, abbondante capigliatura, ancora agile e autonomo. Il suo carattere è mite, socievole, di una straordinaria immediatezza, tratta tutti con familiarità, come vecchi amici. E’ assistito amorevolmente da una giovane donna gentile e solare, Rosanna, e dal marito Antonio, ma ha la sua totale indipendenza, inoltre ha tanti bei cani che lo amano al pari degli amici. Alla festa del suo compleanno erano presenti un centinaio di persone, tutti amici anche quelli venuti dalle Americhe per l’occasione, tutti pronti a raccontare i bei sentimenti nutriti per lui. Ad allietare la serata c’era un complessino di musica popolare, un portento di organetti virtuosi che hanno fatto ballare grandi e piccoli, ad aprire le danze è stato proprio lui, Carmine. Valzer, tarantelle, polke, quadriglie, non ha rinunciato a nulla. Dobbiamo ammettere però, che in questo sito dell’Appennino è sopravvissuta la genuina capacità di divertirsi con poco, la musica frizzante, quattro salti in compagnia e un’antica usanza di scambiarsi vigorosi colpi di anca durante il ballo.
La chiamano “quadriglia batticulo” e ha il DOP proprio in queste contrade. Bisogna esser capaci, ed io non mi sono avventurata a ballarla, ma dall’espressione dei ballerini debbo dire che si son divertiti enormemente. Carmine ha voluto anche la musica alla sua festa perché ben sa il valore terapeutico dell’organetto nelle classi popolari. Questo strumento che da sempre ha accompagnato pastori e agricoltori lungo la dorsale appenninica, corre il gran rischio di essere soppresso dall’avvento di ritmi propri di altre località quali pizziche, tarante e tammurriate. Bellissime espressioni anche queste ma che poco hanno dei nostri luoghi. Quante cose ci son da recuperare e valorizzare nelle nostre terre, la nostra musica, le nostre erbe, il potere terapeutico di entrambe, quanto riusciremo a fare noi incurabili sostenitori della tradizione, figli della Terra e fratelli degli uccelli, del sole, dell’acqua? Carmine Tobia, nei suoi novant’anni ha tenuto fede in tutto questo, pur avendo girato il mondo. Vive a contatto con la Terra, la Natura, le Erbe di cui conosce i segreti, i poteri e i sapori. Son cose che ha imparato un po’ ovunque facendo tesoro di ogni particolare. Ovunque è andato ha carpito i metodi popolari dell’automedicazione, costume adottato dai popoli più vicini alla natura e meno facoltosi. E’ da lui che scoprimmo ulteriori applicazioni dell’Iperico, già noto per le sue infinite proprietà.
Da lui apprendemmo il potere guaritore, cicatrizzante del Vilucchione selvatico chiamato Erba fagiolara per via della sua capacità di scalare ogni ostacolo fissando i cirri come i fagioli rampicanti. Grazie a Carmine la sezione di etnobotanica in “Flora d’Italia”, del nostro blog si è arricchita di interessanti notizie sulla medicina popolare nel mondo. Oggi che si rifugge la modernità per via delle catastrofi che ha causato, che si cerca nei rimedi naturali una alternativa alle devastanti medicine occidentali, la sapienza di Tobia è un tesoro da custodire e studiare perché da queste elementari conoscenze, un giorno, gli addetti ai lavori potranno giungere alla dimostrazione scientifica delle teorie empiriche. Si sperimentano tutti i tipi di medicine, dall’oriente agli antipodi ma non v’è interesse per la nostra tradizione fitoterapica che ha radici antichissime affondanti sull’una e l’altra sponda del Mediterraneo. Noi che proponiamo il timo al posto dell’antibiotico siamo fuori di testa e se invece di strofinare Lasonil sulle articolazioni doloranti mettiamo un olio di ruta peggio, siamo proprio da manicomio. A nessuno viene in mente che gli Egizi usavano il Timo nell’imbalsamazione e che la Ruta è definita panacea per ogni male pur avendo proprietà abortive e rubefacenti. Carmine ci evita lunghe cure di Lasix con un bel decotto di Lepidium e per l’intestino pigro consiglia la dolce Bismalva, poco invasiva e non dannosa, per gargarismi disinfettanti sale sciolto nell’aceto e per i giovani spesso affetti da acne nessuna costosissima cura, basta la linfa di Vitis vinifera raccolta a primavera e posta sul viso come impacco.
E non dimentichiamo le virtù curative dell’aglio, una soluzione per mille problemi; assunto al naturale o come tintura madre ha lo stesso potere, lo sapevano bene gli Egiziani e gli antichi Romani che lo elessero insieme alla cipolla alla gloria degli altari della dea Latona sul monte Cipollario. Carmine spiega che per prevenire l’alitosi da aglio basta mangiare del prezzemolo crudo naturalmente non tanto perché è velenoso. Insomma, la Natura ha pochi segreti per lui e il suo viso roseo e senza rughe, a novant’anni, è la dimostrazione che i suoi rimedi sono efficaci. Auguri ancora al nostro collaboratore e tanti giorni di salute e serenità all’insegna delle francescane abitudini.
Franca Molinaro