Grande successo per la Juta a Montevergine, giunta alla sua XVII edizione: in migliaia si sono riuniti per celebrare Mamma Schiavona. Un viaggio di tre notti iniziato venerdì 10 settembre e durato fino a sabato, che ha condotto i fedeli e i curiosi fra i vicoli di Ospedaletto d’Alpinolo, trasformato per l’occasione in ombelico di storia e tradizione. Protagonista indiscussa delle tre serate di Juta, la musica tradizionale: le tammurriate aprivano il cielo con canti e balli mentre le nacchere e le figure di abili ballerini facevano da cornice al corteo di gente che si immergeva in una tradizione millenaria. Indimenticabile la prestazione di Nando Citarella con i suoi Tamburi del Vesuvio. Suggestivi i colori, i suoni e i luoghi: su tutti la bellissima Parrocchia SS.Filippo e Giacomo, ritrovo di un raduno di tammorre e storico luogo di ritrovo per i fedeli della Juta a Montevergine. Passi della bibbia che si fondevano ai suoni degli strumenti, ai canti e balli dei fedeli, in un’atmosfera magica che si alimentava in egual modo di sacro e profano. I vicoli pullulavano di gente in festa, le case e gli antichi edifici del paese diventavano botteghe dedicate all’artigianato e alla degustazione di prodotti tipici come il famoso torrone alle nocciole.
L’ultima giornata è iniziata alle 17.00 con i laboratori di danza popolare seguita dalla “paranza fra gli auspici” con l’apertura delle botteghe dedicate alle attività e ai mestieri tradizionali. Quindi un momento religioso, con la celebrazione della Santa Messa, alla quale è seguita la degustazione di prodotti tipici locali con un pomeriggio dedicato alla promozione turistica che ha coinvolto Capriglia, Montefredane e San Martino. Diversi i momenti aggregativi, dai laboratori per bambini alle attività destinate ai più adulti, fino a che “sono arrivate le paranze” e la musica è stata protagonista indiscussa, protraendosi fino a tarda notte. Anche quest’anno, la Juta a Montevergine ha confermato quanto di buono fatto nelle edizioni precedenti, attestandosi come appuntamento imperdibile del calendario storico-religioso della nostra provincia. Un evento figlio della tradizione rurale irpina, che si dimostra testimone insostituibile del nostro territorio.
Andrea Fantucchio