De Pietro una vita per la farmacia. Così curò 20mila ustionati

La storia della pomata miracolosa che cura le ustioni del dottore Vittorio De Pietro

Storia di un grande chimico diventato farmacista per aiutare le persone.

Bonito.  

Tutti la chiamano la pomata miracolosa che cura le ustioni. Certo, non quelle più gravi in cui serve un ricovero in ospedale. Questa è la storia del suo creatore, che ha dedicato una vita intera alla farmacia, alla cura delle persone, alla chimica applicata. Questa è la storia di Vittorio De Pietro, storico farmacista di Bonito, che aveva il cuore grande e ha dedicato la sua vita a cura migliaia di persone semplici, contadini e compaesani che hanno fatto conoscere a tutta Italia quella pomata dai risultati straordinari. Un irpino illustre, di cui non tutti conoscono la storia. Il dottore De Pietro è morto undici anni fa e a tramandare la tradizione di quella pomata e di quel senso autentico di interpretare la chimica al servizio delle persone, c'è il figlio Walter. «Ci sono stati anni in cui le pomate venivano usate per tutto - racconta - e mio padre era sempre lì a provare e riprovare nel suo laboratorio rimedi ai mali delle persone. Ricordo quel calderone e quella forcella come fosse ieri. Essere farmacista fino a pochi anni fa, quando non c'era l'industria farmaceutica era una vera esperienza di banco. Un banco a cui arrivavano le persone, rappresentavano il loro problema e chiedevano soluzioni, pomate, rimedio. Solo il 10 luglio 1910 furono istituiti gli ordini professionali dei medici-chirurghi, dei veterinari e dei farmacisti. Era il coronamento delle lunghe battaglie condotte dai sanitari per essere riconosciuti quali unici, veri depositari dell'arte di guarire». Teatro della lotta furono le aule del parlamento, ma soprattutto gli spazi della quotidianità e i banchi dei tribunali, dove medici, veterinari e farmacisti riuscirono a mettere al bando gli altri guaritori, i cosiddetti ciarlatani. Piccole e grandi storie che, insieme, hanno concorso alla costruzione di quel modello sanitario che ancora oggi informa la nostra società. Erano gli anni in cui nasceva la medicina moderna. 

Erano gli anni in cui nacque il padre della pomata per le ustioni. Medicamento unico al mondo, ancora oggi multinazionali e pazienti si chiedono come la tradizione della famiglia De Pietro di Bonito sia riuscita a fare tanto. «Tutto merito di mio padre. Sono riuscito a calcolare che mio padre è risucito a risolvere circa 20mila casi». Cifre da capogiro se si pensa ai tempi in cui è vissuto, possiamo dirlo, un prodigio della farmacia. «La sua "pozione"? Nessun segreto solo un grande e vero amore per la medicina, la farmacia, la chimica e soprattutto le persone». Chimica tra le mani in quel di Bonito. Siamo nel secolo scorso in un paese antico e suggestivo, in cui i sacrifici della famiglia furono tanti per consentire a Vittorio De Pietro di conseguire ben due lauree e creare una pomata, declinata in più versioni, che è diventata famosa in tutto il Sud Italia. E non solo. Dicono che parlava poco perché «lavora troppo. Sempre sul posto. Inverno ed estate. Anche nei giorni di festa e di notte». Racconta con malcelata emozione Walter, suo figlio e figlio d'arte nel suo accorsato studio medico continua a tramandare l'arte medica di famiglia. Sì perché la medicina, come ci spiega nell'intervista, "va vissuta, sentita, capita e soprattutto amata. Poi vengono le scoperte dopo una sentita e speciale fase di sperimentazione". Suo padre il grande dottore Vittorio nacque nel 1915 da Alfonso ed Elisa Moscati. Da quell'unione nacquero cinque figli: Antonio, Giulia, Emma, Guido e Vittorio. Quando Vittorio aveva otto anni morì sua madre e dopo soli dieci morì anche il padre. «I fratelli uniti - spiega il dottore De Pietro - decisero di sostenerlo negli studi, che si laureò in veterinaria nel 1937. Arrivò la guerra e mio padre venne mandato nella sezione Iulia degli Alpini». Pochi anni dopo arrivò la svolta nella vita di Vittorio De Pietro. Un suo zio, Federico Moscati, morì senza figli e lasciò in dote la farmacia di famiglia a Bonito. «Era il tempo delle scelte - spiega -. Così mio padre con gioia decise di far ritorno a casa. Nel suo paese. Conseguì una seconda laurea in farmacia. Nonostante il suo professore gli propose di restare all'università di Bologna tornò in Irpinia. Il richiamo della sua terra era troppo grande». L'amore per quella disciplina così in fieri era tanto. Le ustioni erano il problema più frequente con cui il giovane farmacista si trovava a dover trovare soluzioni. «Eravamo veramente agli albori - spiega -. Fino al 1800 le ustioni venivano curate con altre bruciature. Si ignorava tanto, troppo e mio padre era affascinato da tutte queste domande che arrivano dalla vita, dall'esperienza. Così iniziò a provare. Capì da subito quanto fosse importante dare delle risposte. La sua pomata iniziava a cambiare. Ogni volta in base al tipo di ferita, alla persona. In effetti cambia ancora oggi. Ce ne sono cinque versioni base, ma è fondamentale capire che oltre i prodotti farmaceutici commerciali c'è un mondo da conoscere e capire fatto di esperienze e variazioni formule e casi. Soprattutto persone. Siamo riusciti a curare tante persone e ne andiamo fieri. Mio padre era soprattutto un uomo straordinario, mai venale e sempre attento al paziente. Ricordo le proposte di tante multinazionali per avere la formula. Non ha mai voluto darla. Il segreto della pomata di Bonito? L'amore e competenza, il continuo sperimentare e cambiare. Mio padre ha dedicato una vita ha tutto questo, perché amava il suo lavoro. L'ho capito solo dopo anni. Non era lavoro, ma era tutta la sua vita. Una missione».

Simonetta Ieppariello