Pietra delli fusi... e la cultura d'estate

Giovani riscoprono patrimoni antichi e lavorano per valorizzarli

Pietradefusi.  

Tra le numerose serate organizzate in queste sere d’estate, quelle a scopo culturale sono sicuramente le più interessanti ma sono anche quelle meno comprese e meno affollate. La gente ama mangiare e ascoltare musica commerciale, i più non si interessano di cultura e tanto meno intendono fare un piccolo sforzo per sostenere iniziative volte alla valorizzazione del territorio e delle sue bellezze. E’ un dato di fatto che si ripete costantemente e noi che ci occupiamo di questo settore ne traiamo ogni volta le amare conclusioni. Per quanto ci impegniamo a portare la cultura tra il popolo per sensibilizzare e rendere partecipe la massa, ci ritroviamo sempre tra esponenti del settore. Sono invece frequentate le piazze dove si ballano ritmi estranei alla nostra cultura e dove si mangia ogni sorta di cibo, sagra di questo e di quello, tutto per riempire lo stomaco e liberare la mente da ogni fatica di pensiero.

Eppure gli sforzi di realizzare qualcosa di nuovo e valido si contano numerosi soprattutto tra le nuove generazioni, tra i giovani più capaci di sentire l’amicizia e la condivisione; gli adulti spesso ripetono fino alla nausea la necessità di far rete e recuperare i valori ma poi difficilmente mettono in pratica. Personalmente, anche quest’anno ho avuto modo di ammirare la tenacia delle nuove generazioni, sono stata invitata dai ragazzi di Pietradefusi a collaborare nell’allestimento della loro Torre per l’evento “Pietra delli fusi”. L’Associazione New Stone è giovanissima come i suoi soci, è forse per questo che si propone con energia e volitività, ha idee chiare e non molla, l’intento è quello di permettere, almeno qualche volta all’anno, a tutti, Pietrafusani e forestieri, di visitare l’intero complesso monumentale.

L’edificio dalle possenti mura domina il paesaggio e si impone con la sua bellezza antica. Secoli di storia sono passati sulle pietre bianche lasciando un segno, un ricordo, una energia impregnata nel cuore calcareo. Ella è là senza una voce propria per chi non sa ascoltare ma questi ragazzi risoluti hanno deciso di ridarle vita, rianimarla con suoni e colori ma soprattutto con intelligenze vive e attive. La pittura da studio o estemporanea, lo spettacolo in strada, la musica popolare ma reinventata da giovani artisti, la proiezione ininterrotta di immagini tratte dalla natura, dalla vita quotidiana, dal lavoro degli Irpini, gli stand delle varie contrade, e perché no anche qualche piatto tipico necessario per sostenere l’iniziativa, hanno fatto del piccolo borgo una giostra di sapori e profumi ma anche di incontri tra giovani e, nei piani alti della torre, di intellettuali e pittori. Hanno esposto pittori di validità internazionale come gli associati di Arteuropa di Enzo Angiuoni e Nicola Guarino, i pittori di Antonio Rillo, Antonio Polito ritrattista estemporaneo, Emilio De Roma della Grande Madre.

L’evento è ai primi anni ma già da adesso è riuscitissimo. Dal balcone del primo piano, come le antiche principesse, ho goduto lo spettacolo nel cortile, il duello tra spadaccini, le danze e i giocolieri, la musica popolare lontana dai ritmi sudamericani che ormai spadroneggiano ovunque, ho ricevuto visite di persone squisite venute da lontano per incontrarci, per visitare il castello e godere delle opere esposte. Ho anche osservato quei bravi ragazzi correre a destra e manca per mantenere tutto in ordine per rendere tutto efficiente, ho visto i loro visi tesi e grondanti di sudore, senza fermarsi per mangiare o dormire, perché loro ci credono, hanno un sogno e vogliono renderlo palpabile. Noi adulti, mi chiedo spesso, cosa facciamo per mantenere vivo l’entusiasmo di questi figli di provincia già coraggiosi perché hanno avuto la forza di restare mentre gli altri vanno per il mondo ad inseguire la fortuna, il lavoro, il successo. Loro sono qui a darci lezione, a dirci che se si vuole si può, dobbiamo solo dar loro fiducia, avere l’umiltà di ascoltarli e scendere una buona volta dalle nostre presunzioni per accettare l’idea che il nostro tempo è andato, la nostra mente va a rilento rispetto alle loro energie fresche e prorompenti. Questi ragazzi hanno solo bisogno di buoni esempi, il resto lo possiedono possono quello che noi non siamo stati capaci di fare, dare vita alla nostra Terra, la stessa che la nostra generazione ha abbandonato, maltrattato, venduto. Un plauso dunque a New Stone e al valido presidente Antonio Centrella, ma anche a tutti quei giovani sparsi per l’Appennino che, in tutto l’anno, si adoperano affinché ogni pietra, ogni cortile, ogni borgo del loro paese venga visitato, vissuto, amato, da paesani e forestieri.

 

Franca Molinaro