Quando c'era Rione Corea. «Eravamo una grande famiglia»

Un quartiere spazzato via dalla ricostruzione ma non dalla memoria della città

Avellino.  

Ci sono  luoghi che possono essere cancellati dalla mappa di una città ma non dalla sua memoria . Il Rione Corea, era situato nel pieno centro della città di Avellino: tra via Piave e via degli Imbimbo, fu edificato nell’immediato dopoguerra per dare un’abitazione provvisoria ai senzatetto dei bombardamenti. Costituito da sessanta alloggi distribuiti in dodici fabbricati di dimensioni identiche su due piani, il rione doveva essere una sistemazione provvisoria. Non erano provviste neanche di servizi igienici e se ne occupò anche l’Unità, in un articolo datato 1976 . Ma la dignità e l’orgoglio dei suoi abitanti con il tempo gli hanno restituito vivibilità. Dopo il tragico terremoto del 1980 subì notevoli danni ma la gente continuò a viverci fino a quando fu stabilito il “trasferimento” in altri alloggi popolari della città. In quel periodo ha espresso una forte identità per le lotte alla casa.

E’ un’esperienza che ricorda molto quella di Rione Terra a Pozzuoli, ma che ha ovviamente divergenze sostanziali.  Tuttavia, se quel quartiere sta per diventare un museo a cielo aperto mentre i suoi abitanti vivranno per sempre uno spaesamento esistenziale a Monteruscello, per gli ex abitanti della Corea  rimangono i ricordi. Il quartiere è stato ricostruito in loco, e ovviamente ha poco a che fare con ciò che fu un tempo.  Al suo posto palazzine moderne e inquilini ormai cambiati.

Linda Pisano, è una storica parrucchiera della zona. Nella “Corea” è nata e cresciuta: «la mia famiglia è stata la prima a trasferirsi poiché era la più numerosa, eravamo 9 figli. Occupavamo il primo appartamento della prima palazzina e fu, ovviamente, la prima ad essere distrutta».  Ciò che ricorda con emozione è: «il rapporto con il vicinato. Ci conoscevamo tutti ed eravamo orgogliosi di far parte di una grande famiglia. Ricordo i giorni di festa: Natale, Capodanno, Pasqua sempre condivisi ».

Erminio, 38 anni vi  ha trascorso l’infanzia, lì abitava sua nonna Irma, detta Teresa, e parte della famiglia materna,  lega la memoria all’istanza sociale: «sono cresciuto in Corea, ricordare quei tempi è importante. Come quando da piccolo andavo a vedere le partite dell’Avellino in seria A.  La Corea rappresentava lo zoccolo duro della tifoseria avellinese .Poi, fui colpito dal periodo in cui cominciarono i trasferimenti. Tutti gli anziani, ad esempio, furono trasferiti nella zona di Rione Parco. Sono morti con la speranza di rivedere il vecchio rione, come fu erroneamente promesso loro dall’ex Assessore all’Urbanistica Vegliante. Il quartiere, oggi, non ha niente a che vedere con il vecchio, non parlo dei palazzi, parlo della scomparsa di legami sociali».Un’anziana signora appena uscita da uno dei nuovi palazzi che sostituiscono il vecchio Rione ci dice:«Queste case nuove sono molto più belle e grandi … se queste case ci stavano prima! » Alberto, titolare di una caffetteria in via Degli Imbimbo :«lavoro qui dal 1978 e molti dei miei clienti erano residenti della “Corea". 

(la foto è stata gentilmente concessa dalla famiglia Pisano)

Per leggere l'articolo completo  scarica l' app gratuita di Ottopagine (Apple Store e Google Play).

Marina Brancato