E’ duro portare avanti con precisione e correttezza un concorso di poesia dialettale soprattutto quando l’afflusso dei poeti è notevole e di ogni provenienza. E’ un lavoro laborioso che può seguire solo chi ha la passione per i dialetti; non ci si improvvisa esperti se non si è capaci di parlare almeno il linguaggio del proprio paese. Purtroppo, le nuove generazioni, non avendo più contatti con gli anziani, hanno perduto ogni conoscenza di tradizioni, dialetti, costumi. Siamo noi, generazione a cavallo tra i due secoli, a conservare ancora una certa competenza in materia, dopo di noi c’è la fine di ogni suono inconsueto e la crescita florida di nuovi idiomi nati dalle chat o da lingue internazionali dominanti. Fu questa consapevolezza che, alcuni anni fa, fece nascere in me il desiderio di recuperare, attraverso la poesia, i dialetti d’Italia. Dopo varie esperienze siamo riusciti, nel seno della Grande Madre, a far crescere il concorso, internazionalizzarlo, ottenere alti consensi e un afflusso di poeti considerevole. Dopo un anno di lavorio continuo, alla vigilia della conclusione, si avverte la stanchezza ma anche il piacere indicibile del risultato ottenuto.
Numerose nuove amicizie, apertura oltre i confini nazionali, contatti con gli Italiani sparsi per il mondo, consensi inimmaginabili da parte di istituzioni e poeti, sono solo alcune delle gioie provate. Abbiamo costruito il tutto con pazienza e umiltà, mattone su mattone, dialetto dopo dialetto abbiamo percorso la penisola da Nord a Sud, da Est ad Ovest, ammirando prima la dolcezza del veneziano, poi il piemontese che non sembra italiano ma a decifrarlo diventa bello come gli altri. Anche il lombardo ha il suo fascino, mentre il più incomprensibile è il ligure. Per l’Emilia, a scendere, lungo lo stivale, diventa tutto più semplice, già dalle Marche si nota un qualcosa di familiare, attraverso il Lazio, fino a Roma col suo contagioso e inconfondibile romanesco che subito ti riporta alla mente Trilussa. In Campania trionfa il napoletano ma gli Appenninici non si lasciano offuscare e i loro suoni si articolano in mille modi differenti, uno per ogni paese. La Puglia, con i suoi enclave linguistici, è poliglotta, copiosa la sua partecipazione con linguaggi totalmente differenti da un capo all’altro della regione. Tra Molise, Cilento e Lucania non v’è una gran differenza, ci si comprende benissimo e accomuna anche lo spirito, i sentimenti. Scendendo verso la Magna Grecia gli animi si riscaldano, il sangue bolle, tra Calabria e Sicilia non so dire chi ha più stoffa, più passione; nel verso leggi la bellezza della terra e la sofferenza dei suoi popoli, avverti profumi di mare e zagare, di ulivi in fiore.
E’ un altro mondo, altre storie, altri antenati, genti che giunsero dal mare e portarono conoscenza, sapere e con esse la maledizione di Dido: “Non vi sia più pace tra le due sponde”, le sponde di questo immenso lago che è il Mediterraneo. Mare Nostrum è anche la linea di opere d’arte che ho creato proprio per il concorso, dove ho voluto rappresentare la storia, la gloria passata, le bellezze della natura ma anche vecchie e nuove angosce, vecchie e nuove croci sui Golgota dell’accoglienza. Momenti difficilissimi questi per il Mare Nostrum, Nostrum degli Europei, non dei fratelli sull’altra sponda, così ci è parso straordinario il messaggio di pace giuntoci dalla Tunisia in arabo puro. Il nostro è un concorso di poesia dialettale italiana, non rientrerebbero le lingue straniere ma, in questo caso, ci è sembrato così forte il contenuto che abbiamo voluto inserire la poesia in coda all’antologia.
La poesia è “Messaggio per l’uomo” di Qais Alnjlawi, di Al-Jarissah, tradotta da Salima Abounnars di Casablanca, un messaggio in barba ai tanti attentati alla pace e al terrorismo islamico. Sarà proprio questa poesia ad aprire la rassegna domenica 2 agosto a Bonito, nella struttura conventuale Sant’Antonio da Padova, dopo l’aperitivo (ore 17,00) e il saluto delle Amministrazioni comunali di Bonito e Nusco, dei giurati Andreina Solari, Paolo Saggese, Giuseppe Vetromile, e del pres. di giuria Emilio De Roma, del dir. di Tema Magazine Valeria Leone. A seguire, letture poetiche degli autori presenti in sala, trenta fin ora i prenotati tra primi premi, menzionati, segnalati e inseriti in antologia. Gli interventi musicali saranno curati da Gerardo Lardieri e Daniela Vigliotta della Grande Madre, Luigi Pagliuso e, ospite d’onore, Giovanni Molinaro, maestro e compositore, virtuoso della fisarmonica, conosciuto e apprezzato nei suoi ambienti. Appuntamento a Bonito dunque per questa imperdibile serata.
Franca Molinaro