Arriva in tv "Il paese dei coppoloni"

Mercoledì uno speciale di "Laeffe" sul libro di Capossela

Avellino.  

"Il tempo non si è sposato per poter fare quello che vuole...".

Si apre con un antico proverbio di Calitri recitato da Vinicio Capossela, su un tema per lui particolarmente "sensibile" come quello del matrimonio (motivo portante del suo Sponz Fest), la prima scena di Tra sacro e profano - Nel paese dei coppoloni, lo "speciale" che mercoledì 6 maggio sarà trasmesso alle 21.00 su "laeffe", il canale tv della Feltrinelli, la casa editrice del romanzo del cantautore di origini irpine candidato al Premio Strega.

Ricreare sullo schermo il magmatico flusso di miti e memorie dell'universo di Capossela è impresa affascinante quanto ardua, e il regista Stefano Obino sembra aver scelto con saggezza e umiltà di affidarsi all'eclettica verve dell'autore, che nel video veste i panni (invernali) di narratore, testimonial, attore, guidando gli spettatori nel tortuoso sentiero tra i luoghi e i personaggi del libro: dall'altopiano del Formicoso ai binari della ferrovia abbandonata Avellino-Rocchetta S.Antonio, dal tinello della casa paterna ai vicoli del suggestivo centro storico di Calitri, tra i quali si aggira nottetempo, con disinvoltura, la Banda della Posta, per poi ritrovarsi alla luce del sole insieme a Vinicio nella bottega del barbiere Sicuranza, insuperabile affabulatore e depositario di storie e sentenze popolari.

Fra gli avventori più assidui, che riemergendo dalle pagine del romanzo ritrovano nel filmato la loro corporeità, ecco Matalena, il musicista cieco che - ci informa la voce narrante di Capossela - ha preso lo "stortonome" dal nome di battesimo della madre, che morì nel darlo alla luce. Una scena tutta per sè, da autentico mattatore, se la riserva invece un altro dei protagonisti del libro, l'andrettese Ciccio Bennett' (all'anagrafe Di Benedetto), che all'improvviso compare sullo schermo con la sua voce possente, intonando un'aria da tenore consumato, fasciato in un insolito ed elegantissimo frac che crea un effetto straniante nel contrasto con la sala vuota e spoglia in cui si esibisce. Il tutto accompagnato da motti popolari e frasi d'autore che fanno da sfondo a citazioni visive di Calitri e dell'Alta Irpinia, alternandosi con sonorità western e country particolarmente consone (e gradite) ai gusti ed ai "siensi" dell'autore di Il paese dei coppoloni.

L'auspicio è che il video prodotto da "laeffe" riesca a sostenere per tutta la sua durata lo spirito e il ritmo dei nove minuti che chi scrive ha potuto vedere in anteprima a Bologna, tra il pubblico del Cinema Lumiere, il 15 aprile scorso alla Cineteca del capoluogo emiliano. Fresco reduce dal grande abbraccio popolare alla presentazione del pomeriggio alla Feltrinelli di Bologna, in una "Galleria Quaderni" piena di ammiratori entusiasti (in larga misura giovanissimi), il cantautore di Calitri ha voluto incontrare nella stessa serata il pubblico della Cineteca per discutere del suo libro con il direttore dell'importante istituzione culturale bolognese (una delle più prestigiose d'Europa nel suo settore), Gianluca Farinelli. Ne è venuto fuori un dialogo gradevole e non rituale, che ha permesso a Capossela di spaziare in gioiosa libertà nel suo vasto e colto universo cinematografico, dai film cult dell'adolescenza alle passioni più recenti. Subito dopo la letteratura, del resto, è proprio l'immaginario filmico uno dei motivi ispiratori più ricorrenti della musica (e della narrativa) di Capossela, che non a caso, in occasione del suo spettacolo del 2011 al Teatro "Gesualdo" di Avellino, rivelò alla stampa locale il suo sogno di un "western calitrano", trasposizione fantastica e surreale del suo universo di miti e ricordi sulla scia dei due registi più amati, Kusturica e Leone ("al cuore, Guarramòn, al cuore!"...).

Una serata particolare e irripetibile, quella andata in scena il 15 aprile a Bologna, nell'ambito del frenetico e travolgente tour promozionale di Il paese dei coppoloni: al Cinema Lumiere, nell'ambito della programmazione curata da Anna Di Martino (direttore artistico di Visioni italiane e della sezione cinema dello Sponz Fest), è infatti andato in scena in tutta la sua ampiezza il patrimonio culturale e antropologico che è all'origine del romanzo di Capossela, in un percorso che ha coniugato parole, immagini e suoni, culminato nella proiezione del film La donnaccia, girato nel '63 nella terra eponima dei "coppoloni": Cairano.

E' stato Capossela a scegliere la pellicola diretta da Silvio Siano a corredo della presentazione del libro alla Cineteca (e ad illustrarla insieme al direttore Farinelli e a chi scrive), confermando il grande amore per la sua terra d''Alta Irpinia e al tempo stesso la valenza culturale del progetto cinematografico di Pasquale Stiso e Camillo Marino, dal quale scaturì un film imperfetto e diseguale, ma lodevole nelle finalità di denuncia sul Sud più depresso e tuttora prezioso sotto il profilo storico e antropologico, come attesta il consenso riscosso tra i numerosi spettatori paganti a Bologna (audience e gradimento di gran lunga superiori, detto per inciso, rispetto a recenti proiezioni al Lumiere di film in odore di "modernità" made in Irpinia...).

Nessun altro film, a ben guardare, avrebbe potuto restituire allo spettatore l'atmosfera ed i "siensi" di quell'Irpinia (oggi) fuori dal tempo ma ben viva nella memoria dell'autore di Il paese dei coppoloni, con quella miseria atavica unita ad un'altrettanto radicata dignità, con l'esperienza traumatica dell'emigrazione ed il valore simbolico del treno come veicolo del nostos, con gli echi di una magia dolorosa e ancestrale e di cerimonie nuziali, al contrario, semplici quanto festose.

Un ennesimo e importante tributo alla storia e alla cultura popolare (e cinematografica) della sua Irpinia, quello voluto da Vinicio Capossela a Bologna: più delle parole, fanno fede le due immagini che abbiamo scelto a corredo di questo articolo, riferite alla serata del Lumiere (con il cantautore-scrittore in simpatica posa accanto al raro manifesto del film) ed alla matineè del novembre 2011 al Teatro "Gesualdo" di Avellino dedicata, con Capossela prestigioso testimonial, alla mostra di "Cinemasud" sulla storia del cinema in Irpinia. In attesa di gustarci il filmato di "laeffe" e, soprattutto, il futuribile ma già attesissimo "western calitrano".

Paolo Speranza