Cisal: morti e infortuni sul lavoro, emergenza da affrontare anche in Irpinia

Monito di Massimo Picone, coordinatore provinciale di Avellino

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L'intervento di Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria dei metalmeccanici...

Avellino.  

 

"Il lavoro non può diventare una sorta di campo minato nel quale si rischia la vita o un infortunio grave. In Irpinia, come nel resto del Paese, la sicurezza sui luoghi di lavoro è un'emergenza da affrontare con serietà e fermezza".

Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria dei metalmeccanici.

"La strage silenziosa continua - ha proseguito il rappresentante del sindacato autonomo - e l'indignazione che si registra dopo ogni tragico evento appare come un ipocrita rituale, se non si determinano le condizioni per un cambio di rotta. Per andare oltre le parole di circostanza occorrono interventi adeguati da parte delle istituzioni preposte e una reale assunzione di responsabilità di tante aziende, che purtoppo considerano la sicurezza soltanto un costo da abbattere.

Non è assolutamente accettabile che uomini, donne, ragazzi che cercano di portare, tra mille difficoltà, un salario, una paga giornaliera a casa, spesso precari e sottopagati, rischiano di non fare più ritorno o di subire menomazioni o malattie professionali, che ne condizioneranno la vita.

Ormai da tanti, troppi, anni siamo di fronte ad un bollettino di guerra. In una società che si vuole civile e progredita tutto ciò non dovrebbe più accadere e invece la situazione diventa sempre più grave. Non solo le morti da mancata tutela dell'integrità e della salute dei lavoratori in Italia sono tra le principali cause di decesso, ma il livello di barbarie testimoniato da alcuni casi è terrificante. Il fenomeno del caporalato in agricoltura, ma anche in altri settori, soprattutto in determinate zone grigie, ha fatto emergere situazioni di ricatto e di violenza tali, per cui la vita umana viene considerata meno di un oggetto e oltraggiata. Ma anche se si tratta di casi estremi, nessun territorio può considerarsi immune da questa degenerazione.

Se in Italia nei primi dieci mesi del 2024 si sono registrati 890 morti, in provincia di Avellino le vittime sono 7, ma il conteggio purtoppo nel frattempo è cresciuto.

Incrociando i dati ancora parziali dell'Inail e quelli dell'Istat sull'occupazione risulta che in Irpinia il tasso di incidenza è di 0,50 su 10 mila lavoratori, il secondo in termini di grandezza in Campania, dopo quello della provincia di Caserta. La regione complessivamente è in zona arancione, però l'Irpinia nella scala di allarme è color rosa, collocata a metà strada nella classifica negativa del Paese, con il dato record di Aosta e provincia, con un tasso di 1,05.

In generale, i settori più colpiti sono le costruzioni, la manifattura e il segmento trasporti e logistica. L'agricoltura, invece, è tra i comparti con il più netto peggioramento. Il 91,6% delle vittime è costituito da uomini, mentre tra i lavoratori regolari il 65% dei morti è straniero".

"E' necessario pertanto - ha concluso Picone - che vi siano sistematici controlli dell'Ispettorato del lavoro e dell'Inail, che vengano organizzati i corsi sulla sicurezza, sensibilizzando adeguatamente i lavoratori, direttamente dalle istituzioni, garantendone così standard e modalità di svolgimento.

Occorre massima attenzione da parte del governo e delle istituzioni periferiche su pratiche aziendali poco trasparenti o sleali, mobbing e procedure di appalto degli enti che comprimono in maniera drastica i parametri economici, incidendo sui costi della manodopera e della sicurezza, o con affidamenti parcellizzati, che non agevolano controlli e gestione ottimale dei lavori".