Tentano di introdurre telefonino e modem in carcere: regalo di Natale fallito

E' successo ad Ariano Irpino. Lo denuncia il sindacato autonomo polizia penitenziaria

tentano di introdurre telefonino e modem in carcere regalo di natale fallito

La scoperta

Ariano Irpino.  

Un problema antico ma sempre attuale, rispetto al quale la polizia penitenziaria, che pure svolge quotidianamente una preziosa e decisiva opera di controllo, prevenzione e repressione, denuncia di avere a disposizione "armi spuntate" nel contrasto all’ingresso ed all’uso in carcere delle nuove tecnologie.

La denuncia è del sindacato autonomo polizia penitenziaria, che riferisce gli ultimi rinvenimenti avvenuti nel carcere di Ariano Irpino.

"Lo scorso giovedì 12 ed il successivo 16 dicembre, presso il settore “colloqui” del carcere di Ariano Irpino, il personale femminile di polizia, coadiuvato dall’Ispettore responsabile, ha scoperto e sequestrato, nel primo caso, un router nascosto nelle parti intime del figlio di un detenuto e, successivamente, uno smartphone marca Redmi nascosto, dalla moglie di un detenuto, all’interno del calzino che lei stessa calzava”, spiega Tiziana Guacci, segretaria per la Campania del Sappe.

"Grazie alla professionalità degli agenti, si è riusciti ad evitare l’ingresso dei dispositivi idonei ad effettuare comunicazioni da parte dei detenuti”, prosegue la sindacalista.

"Ancora una efficace ed importante attività di contrasto all’ingresso di telefoni cellulari in carcere, per la quale a nostro avviso sarebbe opportuno il riconoscimento di una ricompensa ministeriale per il personale coinvolto”, conclude, esprimendo “un plauso ai colleghi tutti e allo spirito di abnegazione dimostrato ancora una volta”.

Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria, ricorda che introdurre o possedere illegalmente un telefono cellulare in carcere costituisce reato, punito da 1 a 4 anni di reclusione. 

"L’introduzione del reato nel nostro codice penale, purtroppo, non ha sortito gli effetti sperati, l’unico deterrente possibile rimane la schermatura degli istituti per rendere inutilizzabili i telefoni. Sono decine i video che compaiono sui sociali girati da detenuti all’interno di celle delle varie carceri (!) e centinaia e centinaia le nostre denunce ad essere dotati di più uomini e tecnologia per contrastare questo pericoloso episodio in costante crescita.

La situazione è ormai fuori controllo e noi combattiamo una vera e propria guerra con armi spuntate”, denuncia il leader nazionale del Sappe.

"Ad avviso del Sappe, prosegue - è necessario un intervento urgente per dotare le carceri di sistemi di schermatura efficienti e per contrastare efficacemente l'introduzione di telefoni cellulari all'interno degli istituti penitenziari, anche prevedendo l’acquisto di body scan in tutte le carceri della Nazione.”

Per questo, Capece si appella al Dap: "Chiediamo ai vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a che punto è proprio il progetto di schermatura degli istituti, proprio per neutralizzare l'utilizzo dei telefoni cellulari e scoraggiarne l'introduzione, garantendo così quella prevenzione che, in casi di questo tipo, può risultare più efficace della repressione".