di Paola Iandolo
Dichiarato nullo il decreto di citazione a giudizio in appello. Rientrano dunque tutte le parti civili costituitesi in primo grado davanti al tribunale di Avellino. A sollevare l'eccezione - accolta stamattina, l'avvocato dell'imputato di Vincenzo Izzo direttore dello stabilimento di Rione Ferrovia - l'avvocato Alberico Villani. L'8 aprile 2025 ricominciarà il processo in appello per i vertici di Isochimica. Dunque rietreranno a far parte del processo nuovamente le parti civili che avevano subito lesioni durante il lavoro svolto nella fabbrica dei veleni, il cui reato è stato dichiarato prescritto dal tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduto dal giudice Sonia Matarazzo, Gennaro Lezzi e Pierpaolo Calabrese.
In primo grado
In primo grado dai giudici del tribunale di Avellino, in composizione collegiale, nel gennaio 2022 furono inflitte 4 condanne a 10 anni di reclusione, 23 assoluzioni, con 50 mila euro di risarcimento per ciascuna delle famiglie delle vittime. Dunque furono condannati per disastro ambientale e omicidio colposo plurimo – oltre ad una serie di violazioni sulle norme di tutela ambientale e sicurezza – due funzionari di Ferrovie dello Stato, Aldo Serio e Giovanni Notarangelo, e due ex dirigenti dell’Isochimica, Vincenzo Izzo e Pasquale De Luca. Furono assolti con formula piena, perché il fatto non sussiste, tutti gli altri imputati, che erano stati accusati, a vario titolo, di disastro ambientale, omessa bonifica e omissioni in atti d’ufficio. Tra questi figurano l’ex sindaco di Avellino Giuseppe Galasso e tutta la sua giunta di allora, composta da Antonio Rotondi, Sergio Barile, Giancarlo Giordano, Ivo Capone, Toni Iermano, Donato Pennetta, Luca Iandolo e Raffaele Pericolo; i dirigenti del comune di Avellino Luigi Cicalese e Francesco Tizzani; gli imprenditori delle ditte a cui erano state commissionate le prime operazioni di bonifica, Francesco Barbieri, Biagio De Lisa, Giovanni D’Ambrosio, Giovanni Rosti, Francesco De Filippo; i funzionari Asl Michele De Piano e Luigi Borea, il curatore fallimentare della fabbrica Leonida Gabrieli, il responsabile del procedimento di bonifica Giuseppe Blasi e l’ex sindaco di Avellino Paolo Foti. I difensori delle parti in causa, invece, sono gli avvocati: Antonio Tomeo, Giovanni Iacobelli, Generoso Pagliarulo, Nello Pizza, Edoardo Volino, Francesco Saverio Iandoli, Annibale Schettino, Maria Carmela Picariello, Benny De Maio, Giuseppe Barrasso, Fiore Capone, Italo Benigni, Anna Caserta, Marino Capone, Simona Ventullo, Giancarlo Freda, Marino Perongini, Rocco Pecoraro, Maria De Castiglione, Claudio Botti, Claudio Ruocco, Michele Fratello e Alberico Villani.