di Paola Iandolo
Avellino - Si aprirà in tarda mattina il processo davanti ai giudici della Prima Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli per la vicenda "Isochimica". Processo di secondo grado che si apre dopo i ricorsi presentati sia della Procura di Avellino che delle difese contro il verdetto di primo grado del collegio presieduto dal giudice Sonia Matarazzo. Due le questioni che saranno al cemtro dell'udienza di oggi.
Rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale
La prima questione che sarà affrontata è quella relativa alla rinnovazione del dibattimento avanzate dalle difese di Izzo e De Luca. I due legali chiederanno una perizia bis che determini il nesso causale tra le lavorazioni di amianto e le patologie contratte dai lavoratori.
Richiesta di sospensiva della provvisionale alle vittime da parte di Rete Ferroviaria Italia
La seconda verrà proposta dai difensori di Rete Ferroviaria Italiana.I legali dei vertici e dirigenti della fabbrica, difesi dagli avvocati Alberico Villani e Anna Caserta e Rfi chiederanno la sospensiva della provvisionale alle vittime da parte di Rete Ferroviaria Italia. Richiesta già avanzata dopo la sentenza di primo grado. Molto probabile che ci sia anche un calendario delle prossime udienze.
In primo grado
In primo grado dai giudici del tribunale di Avellino, in composizione collegiale, nel gennaio 2022 furono inflitte 4 condanne a 10 anni di reclusione, 23 assoluzioni, con 50 mila euro di risarcimento per ciascuna delle famiglie delle vittime. Dunque furono condannati per disastro ambientale e omicidio colposo plurimo – oltre ad una serie di violazioni sulle norme di tutela ambientale e sicurezza – due funzionari di Ferrovie dello Stato, Aldo Serio e Giovanni Notarangelo, e due ex dirigenti dell’Isochimica, Vincenzo Izzo e Pasquale De Luca. Furono assolti con formula piena, perché il fatto non sussiste, tutti gli altri imputati, che erano stati accusati, a vario titolo, di disastro ambientale, omessa bonifica e omissioni in atti d’ufficio. Tra questi figurano l’ex sindaco di Avellino Giuseppe Galasso e tutta la sua giunta di allora, composta da Antonio Rotondi, Sergio Barile, Giancarlo Giordano, Ivo Capone, Toni Iermano, Donato Pennetta, Luca Iandolo e Raffaele Pericolo; i dirigenti del comune di Avellino Luigi Cicalese e Francesco Tizzani; gli imprenditori delle ditte a cui erano state commissionate le prime operazioni di bonifica, Francesco Barbieri, Biagio De Lisa, Giovanni D’Ambrosio, Giovanni Rosti, Francesco De Filippo; i funzionari Asl Michele De Piano e Luigi Borea, il curatore fallimentare della fabbrica Leonida Gabrieli, il responsabile del procedimento di bonifica Giuseppe Blasi e l’ex sindaco di Avellino Paolo Foti. I difensori delle parti in causa, invece, sono gli avvocati: Antonio Tomeo, Giovanni Iacobelli, Generoso Pagliarulo, Nello Pizza, Edoardo Volino, Francesco Saverio Iandoli, Annibale Schettino, Maria Carmela Picariello, Benny De Maio, Giuseppe Barrasso, Fiore Capone, Italo Benigni, Anna Caserta, Marino Capone, Simona Ventullo, Giancarlo Freda, Marino Perongini, Rocco Pecoraro, Maria De Castiglione, Claudio Botti, Claudio Ruocco, Michele Fratello e Alberico Villani.