Tentato omicidio Rotondi, il consulente di parte: "nessuna volontà omicidiaria"

La sentenza di primo grado è prevista entro la fine di ottobre

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Rotondi.  

di Paola Iandolo 

“Un colpo da schermidore, da difesa, partito dal basso verso l’alto, con l’impugnatura del manico dal pollice e diverso dall’impugnatura a martello, quella dall’alto verso il basso, dove ha concorso il “sovraccarico ponderale” della parte offesa rispetto a Luciano”. Questa la conclusione fornita dal medico legale Pierluigi Vergineo, consulente di parte. nominato dagli avvocati della difesa di Giuseppe Luciano e Concetta Esposito, il primo detenuto in carcere, la seconda agli arresti domiciliari. MIsure scattate dopo l'accusa di un duplice tentato omicidio avvenuto nella notte tra il 2 e 3 giugno 2023 a Rotondi. Il consulente di parte davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Avellino (presidente Scarlato, a latere Matarazzo e Ciccone) dove è in corso il processo ai due presunti autori del tentato omicidio, ha precisato più volte che "non vi era alcuna volontà omicidiaria".

La linea difensiva 

Il professionista (che ha partecipato anche alle operazioni peritali sulla ferita della parte offesa) - nominato dagli avvocati Vittorio Fucci e Teresa Meccariello - ha fornito una versione alternativa dal punto di vista medico della dinamica degli eventi avvenuti e soprattutto della dinamica del colpo inferto. Proprio su questo particolare, incalzato dalle domande del pm Maria Teresa Venezia, il consulente, dissentendo con le conclusioni a cui erano giunti invece i consulenti della Procura, ha introdotto due elementi. Uno scientifico, ovvero la traiettoria della coltellata non poteva che essere dal basso verso l’alto perché altrimenti invece di colpire una parte del polmone avrebbe colpito altri organi. Il consulente della difesa ha anche escluso la lesione al pericardio, che avrebbe comportato piu gravi conseguenze e la necessità di un intervento. A specifica domanda del presidente Scarlato però  ha precisato che la ferita era molto vicina al cuore. L’altra legata invece all’esperienza di medico legale, quando anche sollecitato dallo stesso presidente Gian Piero Scarlato a spiegare come potesse con certezza asserire che da parte di Luciano non ci fosse volontà omicidiaria, ha evidenziato che nelle vicende analoghe, con esiti anche mortali, non si è mai registrato che la vittima fosse colpita da un solo taglio. La difesa ha voluto così tentare di scardinare la stessa imputazione di tentato omicidio.

Le testimonianze

Nel corso dell'udienza sono stati ascoltati anche altri due testimoni. La prima testimonianza, quella di una “collega” di Esposito,. Quest'utlimo ha spiegato che quella sera ad invitare Luciano e la Esposito nell’abitazione dove poi si è consumato il duplice tentato omicidio sarebbe stata proprio la compagna di uno dei soggetti feriti. L’altro testimone chiamato sul banco dalla difesa ed escusso dall’avvocato Meccariello e dall’avvocato Cosimo Servodio è un familiare della compagna di uno dei due feriti. Ai giudici ha raccontato di aver saputo dalla moglie, che aveva parlato dopo alcuni giorni dai fatti con la sorella, che gli aveva spiegato come addirittura il coltello fosse quello detenuto da uno dei feriti e che, come aveva raccontato la testimone precedente, Luciano e la Esposito si trovavano in casa perché invitati ad una festa di compleanno. Processo che entro  la fine di ottobre dovrebbe chiudersi.