"Avrebbe voluto fare una telefonata a cui non aveva diritto, ed al giusto e legittimo rifiuto da parte dell'ispettore di polizia penitenziaria ha pensato bene di aggredirlo e ferirlo alla testa. Teatro dell'assurdo episodio, ancora una volta, la Casa di reclusione di S. Angelo dei Lombardi, nell'Avellinese, già al centro delle cronache per analoghi fatti violenti accaduti tra le sbarre".
Lo fa sapere il sindacato di polizia penitenziaria Sappe. Tiziana Guacci, segretario per la Campania del Sappe, spiega che il fatto è avvenuto ieri sera e ha visto per protagonista "un detenuto che già qualche mese fa si sia già reso autore di un'altra aggressione; eppure, nonostante ciò, l'uomo continua rimanere a S. Angelo dei Lombardi così come un altro ristretto che non più di tre giorni fa ha messo a soqquadro l'istituto e minacciato i colleghi". E questo, sottolinea la sindacalista, nonostante precise disposizioni ministeriali che prevedono "l'immediato trasferimento, in altre strutture, dei detenuti che si rendono protagonisti di aggressioni e comportamento contrari all'ordine ed alla sicurezza intera". Guacci afferma che "il carcere di Sant'Angelo dei Lombardi fino a non poco tempo fa costituiva un'eccellenza in tutta Italia: ad oggi non è più così. Purtroppo, la situazione è devastante in tutti gli istituti d' Italia ma la Campania risente molto anche della cattiva gestione del Provveditorato dei detenuti che si rendono autori di aggressione a danno del personale di polizia penitenziaria che da tempo il Sappe denuncia". Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, "non possiamo che dirci indignati di fronte a una amministrazione che tentenna sul trasferimento dei detenuti violenti da un istituto all'altro e riversa sulla polizia penitenziaria tutto il peso della sua inefficienza. Quanti lividi, escoriazioni, offese e insulti dovremo ancora vedere tra le fila della polizia penitenziaria prima di poter raccontare di interventi concreti?". "Sono decenni - aggiunge - che chiediamo l'espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della polizia penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose".