di Paola Iandolo
Chiuse le indagini sulla maxifrode che vede coinvolti sei indagati difesi dagli avvocati Ennio Napolillo, Raffaele Tecce, Claudio Frongillo, Gennaro Tarallo. A firmare gli avvisi il pubblico ministero Luigi Iglio. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica, avevano portato alla luce elementi che indicano come i due individui sottoposti a custodia cautelare in carcere - attenuata con i domiciliari - tramite dei “prestanome” compiacenti e delle società “cartiere”, avessero messo in atto un sistema di frode fiscale di oltre 45 milioni di euro. Una parte di queste somme, circa 1,7 milioni di euro, è stata trasferita attraverso numerosi movimenti bancari anche nella Repubblica Popolare Cinese.
Le accuse
Gli indagati rispondono di riciclaggio, reimpiego di profitti illeciti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Le indagini condotte dai militari della Guardia di Finanza della Tenenza di Solofra. Le indagini hanno consentito di smantellare una struttura organizzativa con base nel polo conciario di Solofra e diverse ramificazioni nelle province di Avellino, Salerno, Napoli e Fermo.
La ricostruzione
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, gli indagati avrebbero posto in essere un articolato sistema teso da un lato ad evadere le imposte e dall’altro a reimpiegare, riciclandoli anche in società con sede in Cina, i proventi dell’attività delittuosa. Ad avviso degli inquirenti l’ideatore del sistema fraudolento sarebbe E. S. amministratore di fatto di una serie di società tra cui la Cami srls, la E.A. Leather srls e l’azienda conciaria DGF srls. Tutte società cartiere, sarebber risultate prive di dipendenti o con un numero esiguo rispetto al volume d’affari realizzato, che non avrebbero mai provveduto a versare le imposte all’erario. Gli altri indagati sono A.R, A.O., D.C, D.A e A.S.