Incendio alla Meres di Pianodardine: 4 indagati

Il capannone è risultato privo di presidi di sicurezza sui luoghi di lavoro

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Avellino.  

di Paola Iandolo 

Il personale della Squadra Mobile della Questura di Avellino ha eseguito il provvedimento del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avellino con il quale è stato disposto il sequestro preventivo di un capannone industriale dello stabilimento della ME.RES. S.r.l., su conforme richiesta di questo Ufficio, convertendo il sequestro probatorio disposto in seguito all’incendio verificatosi il 19 ottobre 2023.

L'incendio

In particolare, nella notte del 19 ottobre 2023, si verificava un incendio in uno dei nuovi capannoni industriali, delle dimensioni di circa 2600 mq, che compongono lo stabilimento della ME.RES. S.r.l. ubicato in località Pianodardine del Comune di Avellino; a seguito dell’incendio tutte le apparecchiature ed i materiali presenti all’interno del capannone andarono completamente distrutti. Le strutture portanti del capannone subirono gravi danni, anche se non si verificarono fenomeni di collasso. I pannelli, costituenti la copertura dell’edificio, anch’essi coinvolti nell’incendio, furono gravemente danneggiati ed in parte distrutti dall’incendio. L’incendio poi si propagò all’esterno del capannone andando ad interessare anche il materiale stoccato nel piazzale sia un autoarticolato; l’incendio veniva spento a seguito dell’intervento delle squadre dei VV.FF. di Avellino con diverse autobotti.

Le indagini

Nel corso delle indagini, oltre all’acquisizione di documentazione ed all’assunzione di informazioni, la Procura della Repubblica di Avellino ha proceduto a conferire un incarico peritale, al fine di accertare modalità, causa, dinamiche e sviluppo dell’incendio. Si è giunti così alla conclusione, allo stato delle indagini e fatti salvi gli ulteriori sviluppi, che l’incendio è stato cagionato da fenomeni termici associati all’energia elettrica (riconducibili a un corto circuito o a un guasto della macchina o delle altre componenti). Escludendo la matrice dolosa dell’incendio, sono statecomunque ricostruiti, sempre compatibilmente con la fase delle indagini, i profili di possibile responsabilità a carico dei legali rappresentanti della Società e del progettista della variante del progetto di copertura del tetto.

Gli indagati

Il provvedimento è stato così notificato a S. L. cl. 1992, in qualità di Amministratore delegato della ME.RES.; S.R. cl. 1980, direttore dello Stabilimento; S.E. cl. 1960 Responsabile dei Servizi di Prevenzione e Protezione; S.C. cl. 1951, Direttore dei lavori. I predetti, per colpa consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia nonché nella violazione della normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, avrebbero concorso a determinare un incendio di vaste proporzioni e/o comunque la propagazione delle fiamme nel piazzale esterno ed all’interno di uno dei capannoni dello stabilimento.

Le cause

Le acquisizioni investigative consentono di affermare, allo stato delle indagini, che la copertura del tetto del capannone era stata realizzata in pannelli con all’interno materiale di poliuretano, senza la posa in opera di 18 evacuatori di fumo e calore ad apertura automatica in caso di temperature superiori a sessantotto gradi, dispositivi che rientrano nelle misure di protezione attiva antincendio la cui realizzazione avrebbe impedito la propagazione dell’incendio. Difatti, nell’esecuzione dei lavori era stata prevista la modifica della tipologia della copertura, dalla originaria soluzione a quella dei pannelli “sandwich” con un filare di pannelli in policarbonato. Le variazioni apportate al sistema di copertura che avevano modificato le caratteristiche di reazione al fuoco dei materiali e comportato anche la modifica dei sistemi di ventilazione e di protezione attiva, non erano state preventivamente sottoposte a nuova valutazione da parte dei Vigli del Fuoco. Inoltre, la messa in esercizio dell’attività industriale all’interno del capannone era avvenuta senza aver presentato la segnalazione la SCIA ai fini della sicurezza antincendio, ovvero in assenza del necessario “Certificato di Prevenzione Incendi” (C.P.I.) e dei  necessari controlli volti ad accertare il rispetto delle prescrizioni previste dalla normativa di prevenzione degli incendi, anche a tutela dei lavoratori; per di più, i VVFF avrebbero verificato la mancata realizzazione del Sistema di Evacuatori Naturali di Fumo e Calore, previsto in progetto e non realizzato, la cui posa in opera avrebbe evitato il propagarsi dell’incendio all’intera struttura del capannone. Le violazioni riscontrate rendevano il capannone privo dei presidi che avrebbero potuto assicurare un grado sufficiente di sicurezza dei luoghi di lavoro.