"Lo sport non è solo occupare spazi, luogo, tempi ma è creare relazioni. Ed è ciò che la chiesa deve fare." Sono le parole del cappellano del carcere Campanello di Ariano Irpino, don Roberto Di Chiara insieme al vescovo Sergio Melillo, in occasione della giornata dedicata allo sport che ha visto protagonista nel penitenziario arianese una delegazione di calciatori dell'Avellino, con il presidente e direttore sportivo.
"Lo sport inteso abitua alle regole, allo stare insieme, ad avere rapporti con la vita, in questo ambiente normalmente visto come un luogo chiuso."
Iniziativa curata nei minimi dettagli dall'area trattamentale che tanto sta facendo, tra non poche difficioltà nella struttura arianese.
A sfidarsi in campo una delegazione di studenti dell'alberghiero e un groppo di detenuti. "E' stata la celebrazione dello sport - ha affermato la direttrice Maria Rosaria Casaburo - com elemento fondante non solo come trattamento ma soprattutto della salute umana, dell'espressione fisica del proprio essere. La perimetrazione dello spazio connessa alla detenzione, non vuol dire segregazione ma crescita e acquisizione di ulteriori competenze anche sportive. Lo sport è un elemento fondamentale per l'integrità psicofisica del ristretto - ha aggiunto Arcangelo Zarrella responsabile dell'area trattamentale - allo scopo di abbattere le tensioni che un luogo di costrizione, inevitabilmente può creare e per importare quei messaggi fondamentali del rispetto reciproco, della sana competizione, di un aiuto tra i vari compagni. Ecco il motivo per cui abbiamo voluto ancora una volta allargare, aprire il carcere alla società civile."