di Paola Iandolo
Accusati di aver reaòlizzato una maxi frode fiscale da circa 45milioni di euro: fissati gli interrogatori per due dei cinque indagati, accusati di riciclaggio, truffa e fatture inesistenti, finiti in carcere. Il 2 aprile compariranno davanti al giudice per le indagini preliminari, Giulio Argenio, E. S. difeso dall’avvocato Raffaele Tecce e A. R. assistito dall’avvocato Ennio Napolillo. Gli altri tre indagati, A. O. difeso dall’avvocato Tecce, D. C. difeso dall’avvocato Ennio Napolillo e D. A. nei confronti dei quali è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari compariranno il 5 aprile davanti al gip. I cinque potranno chiarire la loro posizione, qualora decideranno di rispondere alle domane del gip, in merito alle gravi accuse contestate dalla procura di Avellino.
La ricostruzione
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, gli indagati avrebbero posto in essere un articolato sistema teso da un lato ad evadere le imposte e dall’altro a reimpiegare, riciclandoli anche in società con sede in Cina, i proventi dell’attività delittuosa. Ad avviso degli inquirenti l’ideatore del sistema fraudolento sarebbe E. S. amministratore di fatto di una serie di società tra cui la Cami srls, la E.A. Leather srls e l’azienda conciaria DGF srls. Tutte società cartiere, sarebber risultate prive di dipendenti o con un numero esiguo rispetto al volume d’affari realizzato, che non avrebbero mai provveduto a versare le imposte all’erario.