Non c’è pace nel carcere di Avellino, dove, come già riportato stamane, si è verificata una violenta aggressione, l’ennesima, ad un agente in servizio presso la casa circondariale irpina. A dare la notizia è Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del sindacato autonomo polizia penitenziaria.
La sindacalista spiega che ieri sera, ad Avellino, “Un detenuto straniero ha aggredito l'agente di polizia addetto alla vigilanza della sezione che si accingeva alla chiusura della cella. Dopo aver urlato contro il poliziotto "no close", gli ha sferrato un pugno, colpendolo alla spalla sinistra e facendolo cadere a terra all'indietro urtando entrambi i gomiti.
L'agente avrebbe subito un trauma alla spalla sinistra e un trauma al gomito destro e sinistro”. “Il detenuto responsabile di questa inaccettabile violenza”, prosegue Guacci, “vanta un percorso penitenziario turbolento ed era già stato ospite di altri istituti penitenziari della Regione per poi essere trasferito presso la casa circondariale di Avellino, dove già nei giorni precedenti aveva posto in essere atti turbativi dell'ordine e della sicurezza.
Il Sappe denuncia, ancora una volta, il mancato trasferimento fuori regione dei detenuti facinorosi ed autori di comportamenti aggressivi nei confronti del personale di polizia penitenziaria.
Si auspica che il detenuto venga immediatamente trasferito fuori dalla Campania anche alla luce del comportamento penitenziario intramurario assunto nelle varie carceri regionali”, conclude la sindacalista.
“La situazione nel carcere avellinese è allarmante”, denuncia Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe. “La popolazione detenuta continua a crescere vertiginosamente, con circa 600 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 507 detenuti ed il personale di Polizia Penitenziaria è costretto a lavorare in condizioni di estrema insicurezza”.
Capece, che plaude ai recenti accordi sottoscritti dal Governo con Romania e Albania, sottolinea il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri: sono state solamente 848 nel 2022 a fronte di circa 20.000 presenti tra i 60mila ristretti in Italia.
“Da tempo il Sappe denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri. È sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un'impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni '90 sono passati oggi ad essere quasi 19.000 rispetto alle circa 60mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d'origine, come da tempo denuncia il Sappe, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia.
Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. Auspichiamo che analoghi accordi vengano assunti con i Paesi che hanno un alto numero di loro connazionali tra i detenuti in Italia, ovvero Marocco, Nigeria e Tunisia”.