di Paola Iandolo
E' arrivata la sentenza di condanna per Luigi Vitale - accusato di associazione al Clan Sangermano e difeso dagli avvocati Gaetano Aufiero e Francesco Antonio Maffettone - a 8 anni di reclusione, al termine del rito abbreviato. Il pubblico ministero del tribunale di Nola, Raimondi davanti al quale era stato discusso il rito alternativo, aveva invocato 8 anni di reclusione per Vitale, al termine della sua requisitoria. Dunque è stata accolta in pieno la richiesta della procura.
Le accuse
Stando all’impianto accusatorio Vitale è considerato dagli inquirenti un componente attivo del clan Sangermano. In particolare dalle dichiarazioni rese agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Aniello Acunzo è emerso che Vitale insieme all’indagato Paolo Nappi detto Papino, “nel 2010 avvicinarono un imprenditore impugnando una pistola e gli chiesero 60mila euro a titolo estorsivo su ordine di Agostino Sangermano”. Per risolvere la questione fu organizzato un incontro così come ricostruisce il collaboratore di giustizia: “io e Florio Galeotalanza andammo armati, Sangermano venne in compagnia di Paolo Nappi e Antonio O’Malommo, titolare di un canile a Marzano. In quella circostanza affrontai Agostino Sangermano e gli dissi che non doveva fare estorsioni al titolare della suddetta ditta in quanto era amico di Biagio Cava”.
Sangermano replicò sostenendo che non era vero che il titolare della ditta era amico nostro in quanto aveva detto di essere amico dei fratelli Russo di Nola. “Io mi arrabbiai e minacciai Sangermano impugnando la pistola e a quel punto intervenne Florio Galeotalanza a calmare gli animi, ponendo fine alla discussione. Allora Sangermano e i suoi amici andarono via e noi andammo dal titolare della ditta di impiantistica minacciato da Vitale e Nappi e pretendemmo la somma di 15mila euro per il nostro intervento”.
Interrogatorio di garanzia
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia svoltosi nel novembre del 2022, Luigi Vitale detto O’Stak, affiancato dal suo avvocato Gaetano Aufiero tentò di chiarire la sua posizione, respingendo le accuse. Vitale è già stato coinvolto nel processo sulle connivenze tra esponenti del clan e gli amministratori del comune di Pago del Vallo di Lauro. Vitale fu l’unico ad essere condannato in primo grado a 7 anni di reclusione e in appello ridotta a sei anni e 8 mesi per l’episodio di estorsione nei confronti di Patrizio Donnarumma, titolare di una ditta edile.