Passano i cieli e la terra ma l’Irpinia non potrà mai cancellare quella sera buia e tristissima del 23 novembre 1980. Interi paesi polverizzati. Numeri impressionanti di un disastro avvenuto in poco più di un minuto. 2914 morti, 8.848 feriti, circa 280.000 sfollati. Un ipocentro di circa 30 km di profondità che colpì un'area di 17.000 km² dall'Irpinia al Vulture, a cavallo tra le province di Avellino, Salerno e Potenza.
L'apocalisse in pochi istanti
I comuni più duramente colpiti, decimo grado della scala Mercalli, Castelnuovo di Conza, Lioni, Conza della Campania, Laviano, Sant'Angelo dei Lombardi. Crolli e devastazioni ovunque. A Balvano sotto le macerie della chiesa dell’Assunta morirono 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa.
I primi telegiornali Rai non focalizzarono bene l’attenzione sul sisma e sulle sue reali proporzioni. Attenzione rivolta in un primo momento soprattutto sulla Basilicata, ma con il passare delle ore, venne fuori la vera catastrofe.
Ritardi enormi nei soccorsi, la Campania si trovò impreparata dinanzi ad una sciagura così grande.
Difficoltà di accesso per i mezzi di soccorso e il recupero di vittime e superstiti. E’ tra queste macerie che nacque la Protezione Civile, grazie alla spinta del commissario Giuseppe Zamberletti, rivelatosi subito un angelo dei soccorsi in alta irpinia insieme all’esercito di volontari giunti da ogni parte.
A denunciare senza peli sulla lingua le inadempienze fu il capo dello stato di allora Sandro Pertini dopo essersi recato in elicottero sui luoghi della tragedia. Di ritorno dall'Irpinia, in un discorso in tv rivolto agli italiani, le sue dure parole piene di rabbia e lacrime determinarono l'immediata rimozione del prefetto di Avellino e le dimissioni, in seguito respinte, del Ministro dell'Interno.
Paura e pochi danni ad Ariano fatta eccezione del crollo del campanile sulla piazza e di altri edifici.
Il vero terremoto qui lo hanno prodotto le ruspe distruggendo beni preziosi come la chiesa di San Francesco, oggi centro pastorale giovanile. Ogni anno i ricordi di quella domenica apparentemente tranquilla, illuminata da una grande luna riaffiorano nella mente di tutti.
Nulla fu più come prima dopo quei novanta secondi indimenticabili, di paura, morte, dolore e distruzione.