di Paola Iandolo
San Martino Valle Caudina – Il presunto boss Fiore Clemente ha respinto le accuse mosse nei suoi confronti dalla Dda di Napoli. Dal carcere di Benevento - dove è ristretto dalle prime luce dell’alba del 25 ottobre scorso, con le accuse di associazione a delinquere – affiancato dal suo avvocato Valeria Verrusio, ha precisato di “non aver nessun rapporto con i ragazzi di Moiano, Airola e Sant’Agata”. Ha chiarito anche i rapporti con il figlio Rinaldo Clemente.
Posizione di altri due irpini
Hanno scelto di rispondere alle domande del Gip del Tribunale di Benevento (che li ha ascoltati per rogatoria) anche gli altri due dei tre irpini finiti in carcere nell’ambito del blitz dei carabinieri del Comando Provinciale di Benevento e della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Rinaldo, il figlio del presunto boss Fiore Clemente e Umberto Vitagliano, detto o geometra, cognato di Fiore Clemente, entrambi difesi dall’avvocato Valeria Verrusio, giovedì hanno offerto al gip Vinetti la loro versione dei fatti. Vitagliano, ha negato di aver mai avuto contatti con esponenti del sodalizio e in particolare di conoscere i giovani dei comuni di Moiano, Airola e degli altri comuni della Valle Caudina che avrebbero fatto parte del presunto sodalizio disarticolato dal blitz di due giorni fa. I suoi contatti, per questioni familiari erano solo con il cognato Fiore ed il nipote Rinaldo Clemente.
Rinaldo invece non ha negato di conoscere parte dei soggetti coinvolti nel blitz, specificando però che non si trattasse di contatti di natura criminale. Ha negato la sua partecipazione al presunto clan. L’avvocato Verrusio è pronta a presentare riesame.