di Paola Iandolo
“La mafia ad Avellino non esiste”. Ha esordito così l’avvocato Gaetano Aufiero che nel processo sul clan Partenio difende gli imputati Angelo Genito, Martino De Fazio, Ludovico Nittolo, Antonio Taccone e Diego Bocciero (co difesa con l’avvocato Raffaele Bizzarro). “La mafia ad Avellino è frutto di una mistificazione. Non c'è la mafia ad Avellino, è stata costituita da abili professionisti dell'antimafia”. L’avvocato Gaetano Aufiero in oltre tre ore di discussione ha tentato di scardinare la ricostruzione fornita dal pubblico ministero della Dda, Simona Rossi quando nel corso della scorsa udienza chiese 387 anni ai 21 imputati nel processo al sodalizio criminale: “il pm sostiene che il clan ha consumato estorsioni a tappeto, rilascio di concessioni amministrative, acquisizioni di appalti e servizi pubblici, ostacolo del libero voto dei cittadini e condizionamento delle amministrazioni pubbliche e reinvestimento degli ingenti capitali illecitamente acquisiti. Se il Pubblico Ministero, per i miei assistiti, non avesse chiesto complessivamente 151 anni di detenzione, ci sarebbe veramente da ridere”. Quello che io leggo nel capo d'imputazione del PM non è una associazione, è una dissociazione; quella che il Pubblico Ministero ha avuto nei confronti della realtà". L'avvocato Aufiero ha dichiarato "se ne faccia una ragione l’ufficio di Procura, l’unico filo rosso tra il vecchio clan Genovese e l'odierno presunto Nuovo Clan Partenio, è Nicola Galdieri. Ma, per quella vicenda, 25 anni fa, Nicola Galdieri e tanti altri imputati non sono stati neanche coinvolti. Quella era vera associazione mafiosa. Vi erano omicidi, traffici di stupefacenti, usura e tanto altro. La vicenda del clan Genovese non c'entra assolutamente nulla con quella che stiamo vivendo adesso". Sviscera i numeri anche delle aste avvenute nel 2019 e sono solo 12 su 370 nelle quali sarebbe avvenuta la turbativa del Nuovo Clan Partenio. "Il termine "monopolio", in questo caso, è emerso soltanto perché tutte le aste esaminate nel 2019 hanno visto una turbativa. Ma nessuno ha mai detto che erano proprio gli esecutati ad avvicinare gli imputati per evitare che altri partecipassero alle aste? Per undici aste non ci sono state minacce e, in una sola asta, Carlo Dello Russo si è avvicinato al partecipante inventando la circostanza che non sarebbe stato opportuno presentare un'offerta poiché, colui che aveva perso la casa, aveva una figlia malata. L’avvocato Aufiero, inoltre, in aula, ha ricordato le anomalie riscontrate nelle trascrizioni, con alcune “parole modificate”. Al termine della sua discussione e dopo aver precisato che “le accuse di usura sono inconsistenti” ha chiesto in primo luogo l’assoluzione per i cinque assistiti per i quali ha discusso oggi ha chiesto, nonchè “l’esclusione del metodo mafioso”. L’avvocato Gaetano Aufiero il 27 giugno discuterà per Carlo Dello Russo e per Nicola Galdieri (co-difesa con l’avvocato Claudio Davino).
Sempre nell’udienza di oggi hanno discusso l’avvocato Luigi Ferrandino per l’imputata Giuliana Brogna e ha chiesto “l’assoluzione per non aver commesso il fatto, perché a suo avviso non si è raggiunta la prova della responsabilità”.
Mentre il difensore di Antonio Matarazzo, l’avvocato Valerio Stravino, ha chiesto l’assoluzione e in caso di condanna ha invocato il riconoscimento delle attenuanti generiche tenuto conto dell’incensuratezza del suo assistito e il contributo minimo fornito alla consorteria criminale. Il processo proseguirà il 20 giugno con le discussioni di altri difensori.