Il caso Manzo è stato caratterizzato da troppa omertà. Dopo il procuratore capo di Avellino, Domenico Airoma, anche il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Bramati, mette in evidenza che i giovani coinvolti nel giallo di Prata Principato Ultra non avrebbero detto tutta la verità. Considerazioni rilasciate al termine della conferenza stampa svoltasi presso il comando provinciale di via Brigata, per tracciare il bilancio di fine anno.
“L’osservatorio del dottore Airoma è il nostro - continua il comandante Bramati - il Procuratore fa riferimento ad un singolo caso. Noi, nei vari gravi reati in cui siamo intervenuti, e mi riferisco ad alcuni omicidi ed episodi di estorsione abbiamo invece riscontrato in generale, soprattutto tra i giovani, una voglia di collaborare, una voglia di scrollarsi di dosso il peso del reato compiuto”.
A quasi due anni dalla scomparsa del 71enne di Prata Principato Ultra emerge con forza che tutti siano a conoscenza della verità, ma nessuno trova il coraggio per farla emergere.
La scomparsa di Domenico Manzo
Il pensionato si allontanò la sera dell’8 gennaio 2021 al culmine di un litigio con la figlia durante la sua festa di compleanno. Riferì di voler andare a fare una passeggiata e una preghiera alla Basilica dell’Annunziata, ma non fece più ritorno a casa. Le tracce di Mimì Manzo si sono perse nei pressi dell’incrocio tra la stazione ferroviaria dismessa e via dell’Annunziata. Dalle telecamere visionate nel corso delle indagini dagli inquirenti si vede Mimì che viene fatto salire con l’inganno su di un’auto per essere condotto chissà dove.