Pestaggio in carcere: resta ai domiciliari anche il secondo agente penitenziario

La vittima riferì che un detenuto entrato nella sua cella era armato anche di un pezzo di specchio

pestaggio in carcere resta ai domiciliari anche il secondo agente penitenziario
Avellino.  

Pestaggio nel carcere di Bellizzi Irpino, resta sottoposto alla misura degli arresti domiciliari anche il secondo agente penitenziario L.P. di Visciano, coinvolto nell’inchiesta condotta dalla procura di Avellino e guidata dai pubblici ministeri Vincenzo D’Onofrio e Vincenzo Toscano. Rigettato il ricorso discusso dal difensore Gennaro Santorelli dinanzi al tribunale del Riesame.  Dunque dopo il rigetto per G.I. di Mercogliano difeso dall’avvocato Gaetano Aufiero, l’impianto accusatorio continua a reggere dinanzi al tribunale partenopeo. Anche l’avvocato Santorelli aveva chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare per il suo assistito accusato di lesioni e falso ideologico. Ora si attende la fissazione e la discussione del riesame per il terzo indagato U.M. di Mercogliano, colui che è accusato di aver aperto la cella del detenuto L.C. di origini pugliesi per poter favorire l’ingresso degli altri detenuti e il pestaggio. La vittima – al momento della presentazione della denuncia – riferì che un detenuto era armato anche di un pezzo di specchio per procurargli ferite alla gola.

Le accuse

I tre agenti penitenziari sono accusati di falso ideologico e lesioni aggravate per non aver fatto nulla per impedire l’aggressione da parte di altri detenuti ristretti nel carcere di Bellizzi Irpino e per aver riportato nella relazione da consegnare al comandante di sezione, una ricostruzione dei fatti completamente diversa dalla realtà e lacunosa. Circostanza che insospettì il comandante di sezione che andò subito a verificare le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Ma ad incastrare i tre alle proprie responsabilità è stata la denuncia presentata dalla vittima del brutale pestaggio subito da altri detenuti nel carcere di Bellizzi Irpino, con la complicità degli agenti penitenziari.

Gli altri indagati

 Gli altri indagati, i detenuti ritenuti i responsabili dell’aggressione, sono L. V. di Pago del Vallo di Lauro considerato dagli inquirenti vicino al clan Sangermano, G.M., G. R. e A. S., tutti e tre di Napoli detenuti per altre cause.  Dalle intercettazioni captate dagli inquirenti è emerso – ad avviso del gip Fabrizio Ciccone, che ha firmato le misure cautelari - «l’intimo rapporto confidenziale intrattenuto dai tre pubblici ufficiali con i detenuti autori del pestaggio e la piena condivisione ed approvazione delle finalità dello stesso, a dimostrazione quasi di una loro diretta compenetrazione con l’ambiente criminale nella quale è maturata la brutale aggressione». Inoltre dalle intercettazioni captate tra uno dei tre agenti arrestati e un altro che li aveva invitati a desistere, facendoli riflettere che era una cosa tra detenuti emerge la piena condivisione del gesto.