Tentata estorsione all'Ultrabeat: confermate le condanne di primo grado

La Corte di Appello di Napoli non ha rivisitato la condanna inflitta per i due giovani avellinesi

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Avellino.  

Tentata estorsione all’Ultrabeat di via Cannaviello, confermate le condanne anche in appello. I giudici della Corte di Appello di Napoli hanno rigettato gli appelli per gli imputati A.R. e C.F. discussi dagli avvocati Gerardo Santamaria e Valeria Verrusio. Nessuna rivisitazione della sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Avellino, in primo grado.

La sentenza di primo grado

I due furono condannati ad un anno e sette mesi di reclusione il 22 aprile dal tribunale di Avellino per i reati di tentata estorsione, danneggiamento e detenzione d’arma da fuoco. Furono assolti invece, i due giovani, dal reato di minaccia ed esclusa l’aggravante dell’uso delle armi.

Il pubblico ministero Vincenzo Toscano, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto 4 anni di reclusione per A. R. e C. F. I due legali avevano chiesto la riqualificazione del reato da tentata estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. 

La ricostruzione dei fatti 

Gli inquirenti contestano a C.F.e A. R. di aver seminato il panico dapprima nei pressi del centro storico di Avellino, in quanto i due, passando per via Casale, avrebbero danneggiato i dieci vasi sistemati dal titolare dell’attività commerciale, lanciandoli contro le vetrine. Inoltre – stando alla ricostruzione effettuata dagli inquirenti – i due avrebbero tentato di estorcere, domenica 17 ottobre - entrando nel locale Ultrabeat già alticci ed armati - un’ingente somma di denaro.

A.R. insieme al suo compagno C.F. avrebbe avanzato la richiesta estorsiva: «Io vengo tutte le sere se non cacci i soldi…dovete pagare tutti quanti, devi pagare pure tu, mi devi dare cinque carte, se no io vengo dopo ti picchio, ti sparo e tanto so pure dove abiti e conosco pure tua figlia». A quel punto uno dei due scagliò una bottiglia contro la vetrina dell’attività ricettiva e a seguito di ulteriori minacce di sparare, sia il titolare che i dipendenti, impauriti da quanto stava accadendo, scapparono lasciando il locale, allertando le forze dell’ordine.