Riceviamo e pubblichiamo la nota dell'avvocato Enrico Matarazzo, del Foro di Avellino, quale difensore di fiducia di G. A., soggetto quarantaduenne di Sturno, destinatario di misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal G.I.P. c/o il tribunale di Avellino in data 27.09.2022, «atteso la divulgazione e la risonanza mediatica che sta avendo in queste ore la notizia relativa al proprio assistito, anche a livello nazionale, ritiene opportuno chiarire quanto segue.
Innanzitutto si contesta il modus operandi di alcune testate giornalistiche che, al fine di cavalcare l’onda della appetibilità mediatica della notizia, hanno travalicato ogni limite del diritto di cronaca. Si è assistito, infatti, all’utilizzo di espressioni grottesche quanto perentorie, brutali quanto feroci, laddove pur consci che la notizia sia stata loro diramata da un comunicato dell’Arma dei Carabinieri, sarebbe stato doveroso precisare che l’indagine versa ancora in una fase embrionale, in cui la presunzione di innocenza dovrebbe regnare sovrana.
A maggior ragione perché trattasi di soggetto non dedito all’attività criminosa ed incensurato. Ne è scaturito un clima di terrore per l’assistito e la sua famiglia, esposti ad un massacro mediatico e a un non improbabile rischio per la loro incolumità personale. Eppure, delle tre contestazioni provvisorie, già con l’ordinanza cautelare, il tribunale di Avellino ha precisato di dover raccogliere la misura cautelare solo per uno di esse, atteso che per le altre due ipotesi sembrano difettare finanche i presupposti giuridici per la contestazione.
Vieppiù che a seguito dell’interrogatorio di garanzia, al quale il proprio assistito ha inteso comunque rispondere, l’attento Magistrato del Tribunale di Avellino, ha accolto la richiesta di questo difensore, sostituendo la misura cautelare in carcere, con quella meno gravosa, degli arresti domiciliari. Del resto, in tale fase è emerso, per come dalla difesa documentato, che anche nelle ore immediatamente successive l’allontanamento dalla casa familiare, la moglie –che mai è stata costretta a ricorrere alle cure mediche- ha innumerevoli volte tentato di contattare, dalla località protetta ove era stata trasferita, il marito, attraverso messaggi, chiamate e videochiamate.
In alcuni casi, anche rivolgendosi ad altre persone affinché si adoperassero da interlocutori. Alla Magistratura, nel cui operato si ripone profonda fiducia, il compito di acclarare perché mai “una vittima, segregata in casa per oltre 20 anni”, non appena trovata la agognata libertà, aveva interesse a contattare “l’orco”!
Nessuna segregazione si è mai avuta; d’altronde, i componenti tutti del nucleo familiare in questione, erano soliti uscire, per lavoro quanto per motivi di studio, per svago e/o per diletto; frequentavano “la piazza del paese” assiduamente, così come quella dei Comuni vicini, disponevano di un proprio telefono cellulare, erano iscritti ai profili social. Comprova di quanto innanzi sono le stesse dichiarazioni rese dal Sindaco del comune di Sturno, Vito Di Leo, e rilasciate nel corso di un servizio giornalistico cui si rimanda. Stante quanto sopra, nel rinnovare la fiducia nella Magistratura Irpina, si confida nella circostanza che le indagini faranno luce, invece, su ipotesi di condotte calunniose a danno del proprio assistito, allo stato tristemente affranto dalla traumatica esperienza vissuta.